È crisi sempre più nera per la Sacal, la società aeroportuale che gestisce gli scali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone. Non solo i lavoratori stagionali non richiamati a lavorare, non solo gli addetti alle pulizie senza salario perché la ditta vincitrice dell’appalto non viene pagata da mesi, ma ora anche tutti i lavoratori assunti non riceveranno, è stato comunicato, lo stipendio di maggio e giugno: formalmente la Sacal parla di motivazioni legate all’emergenza Covid.

Che la pandemia abbia inciso sulla tenuta del sistema dei trasporti è certo, aerei a terra e morsa sugli spostamenti hanno tolto benzina al settore, ma i problemi sarebbero precedenti. Lacquisizione degli scali di Reggio e Crotone, operata sotto la presidente dell’ex prefetto Arturo De Felice, è stata un passo più lungo della gamba per la società.

Già nelle scorse settimane il presidente facente funzioni Spirlì era dovuto intervenire con un’iniezione di liquidità da quattro milioni di euro, segno inequivocabile che le acque fossero agitate. Poi l’assemblea dei soci, contraddistinta da uno scontro tra pubblici e privati con questi ultimi decisi a prendere in mano la maggioranza e a dare una sterzata alla società.

Oggi la nuova convocazione con esiti al momento difficili da prevedere. Intanto, i sindacati sono sul piede di guerra e ad avere la peggio, e già da parecchio, sono i lavoratori. Stipendi decurtati per la cassa integrazione e fermi e marzo, il tutto mentre i dati sull’operatività degli scali sarebbero già al 65% rispetto al mese di giugno 2019, con previsione di arrivare ad oltre l’80 nelle prossime settimane.

Insomma, il settore sta ripartendo, la Sacal detiene gli unici tre scali aerei della regione e si prevede un’estate con numeri importanti. Eppure sembra che la società non riesca ad uscire dalle sabbie mobili.