Anni bui, tanti. L’onta di una chiusura ormai inevitabile. E poi, all’improvviso la luce in fondo al tunnel. È l’aeroporto di Reggio Calabria, in mano alla nuova gestione Sacal guidata da Marco Franchini, ad aver preso il volo. Sta decollando, finalmente, un’infrastruttura per anni mortificata da investimenti e scelte sbagliate. E Franchini ci ha portato in pista per raccontarvi cosa e come negli hanno ha impedito a quest’aeroporto di decollare.

Ha iniziato da una tensostruttura che potrebbe sembrare una sciocchezza, ma per Reggio Calabria rappresenta un passo avanti che tuttavia, non è un traguardo definitivo.
«Purtroppo, non possiamo considerarla un traguardo, ma piuttosto una soluzione tampone dovuta alle inadempienze della precedente ditta. Avrei sperato di avere le nuove sale di imbarco pronte già quest'anno, ma abbiamo dovuto realizzare questa tenda provvisoria per garantire un’area di attesa. I lavori per le cinque nuove sale di imbarco dovrebbero iniziare ai primi di febbraio, con una conclusione prevista per il prossimo settembre».
L'area interessata dai lavori sarà una zona ampia, che riguarderà sia l'interno sia l'esterno della struttura. «L’intervento riguarderà una vasta area, compresi i ruderi abbattuti. Andremo ad ampliare l'attuale zona delle due sale di imbarco fino a inglobare la torre faro, che sarà spostata. Questo permetterà di ampliare il fronte dell’aeroporto, realizzando una facciata definitiva con cinque sale di imbarco, una zona per il controllo passeggeri al piano terra e un’area di attraversamento monumentale ispirata al Museo dei Bronzi di Reggio Calabria. I passeggeri attraverseranno una sezione con reperti autentici, a differenza delle copie presenti, ad esempio, a Fiumicino. Inoltre, all’ultimo piano, vogliamo creare una terrazza panoramica coperta da una grande pensilina fotovoltaica. Questo spazio ospiterà un ristorante panoramico, aperto a tutta la cittadinanza, per valorizzare il magnifico panorama dello Stretto».
Questa trasformazione sembra guardare al futuro, non solo per l'aeroporto ma per l'intera area metropolitana.
«Sì, il progetto originale che ho trovato era molto limitato e non rispecchiava l'importanza dell'aeroporto come porta d’ingresso di una città unica in Europa dal punto di vista ambientale e culturale. Il nostro obiettivo è realizzare una struttura avveniristica che offra qualità ai passeggeri e agli operatori. Parallelamente, lavoriamo per migliorare i collegamenti con Messina e il resto della regione, garantendo intermodalità e servizi efficienti. Purtroppo, alcune infrastrutture, come la stazione ferroviaria vicina all'aeroporto, non sono realizzabili a causa di vincoli normativi e costi di gestione elevati. Tuttavia, stiamo puntando su navette rapide e collegamenti affidabili, elementi fondamentali per garantire un accesso comodo e sicuro all’aeroporto».
Ci sono stati investimenti considerati poco utili, come il pontile? «Sì, possiamo parlare di risorse sprecate. Il pontile non ha mai funzionato efficacemente a causa delle mareggiate e dell’irregolarità dei trasporti. Questo evidenzia l'importanza di investire in collegamenti stabili e certi, sia via terra sia via mare, che possano garantire continuità e rapidità di accesso».
Ci sono dialoghi aperti con Ferrovie dello Stato e altri enti per migliorare i collegamenti?
«Sì, stiamo lavorando per rafforzare i collegamenti via gomma tra l’aeroporto e la stazione ferroviaria, oltre a intensificare i collegamenti con Messina. Questo aeroporto non serve solo Reggio, ma tutta l’area metropolitana, compresa la Sicilia nord-orientale. Per i messinesi, ad esempio, è molto più conveniente volare da Reggio piuttosto che da Palermo o Catania, considerando la logistica e i tempi di viaggio. Puntiamo a rendere l’aeroporto di Reggio una scelta naturale per tutta l’area, grazie a servizi efficienti e alla qualità delle infrastrutture».
Oltre ad investimenti sbagliati, però, a frenare lo sviluppo è una storia di abusivismo che negli anni, e ancora oggi, impedisce quell’espansione totale del potenziale intrinseco della struttura. Ma anche scelte come quella di mantenere un impianto di depurazione proprio a ridosso dell’aeroporto che accoglie migliaia di turisti non sempre nel migliore dei modi. Si guarda, dunque, al futuro con speranza e con la voglia di continuare una rivoluzione che parta soprattutto dalla mentalità e da un’apertura necessaria per sviluppare l’intera Calabria. Una sinergia tra enti coinvolti che Franchini auspica e che sembra essere possibile con un dialogo già aperto.