Dal primo gennaio saranno a casa in cassa integrazione a zero ore. È questo il destino di 493 lavoratori dell’Abramo Customer Care tra Catanzaro, Montalto Uffugo e Palermo. La comunicazione è arrivata nel corso della riunione appena conclusa tra l’azienda, le segreterie nazionali e regionali dei sindacati e le rsu.

«L'azienda – scrivono le segreterie regionali di Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil e Ugl Telecomunicazioni e le rsu – ci ha informato del fatto che Tim ha comunicato di non voler rinnovare alcune commesse creando un danno enorme immediato a centinaia di lavoratori calabresi con possibili ripercussioni su tutto il perimetro occupazionale».

Leggi anche

I sindacati fanno sapere che inoltreranno richieste di incontro urgenti ai Ministeri competenti, alla Regione Calabria e alle Prefetture: «In questi giorni calendarizzeremo le assemblee in cui discutere di tutte le azioni di lotta da mettere in campo, fin da subito si ritiene aperto lo stato di agitazione».

Si legge nel comunicato delle sigle sindacali che Tim, con decorrenza dal 1° gennaio, ha comunicato la cessazione del contratto commerciale per le attività di Consumer sia lato fisso che mobile, oltre alle attività tecniche del 187, confermando, al contempo, il contratto relativo alle attività Business. Secondo la missiva inviata dalla committente Tim, non si tratterebbe di un cambio di appalto, in quanto le attività cessate non saranno gestite da altri fornitori.

«I rappresentanti aziendali hanno comunicato che, a seguito della disdetta del contratto commerciale di Tim per le attività Consumer (119, 187, digital care, 187 tecnico), loro malgrado, sarà complicato, se non addirittura inutile, proseguire con il mantenimento delle sedi di Montalto Uffugo, Catanzaro, Palermo».

Abramo Cc conta ad oggi 1070 lavoratrici e lavoratori, e questa decisione del committente Tim impatterà su 493 dipendenti. Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni stigmatizzano fortemente il comportamento di Tim. «Non è accettabile per la più grande azienda del comparto delle Telecomunicazioni, eludere una legge dello Stato (L.11/2016) e quanto sancito dall’art.53 bis del Ccnl delle Telecomunicazioni. Ancor più grave, risulta cessare i contratti commerciali ad una azienda in procedura concorsuale, gestita da pubblici ufficiali impegnati nel bando di gara per la “vendita” dell’azienda, da parte di una committenza che conta tra i propri azionisti anche Cassa Depositi e Prestiti, su cui saranno valutati eventuali profili di illegittimità».

«Tim, impegnata in una operazione societaria, fortemente contrastata dal sindacato, si macchia ulteriormente di azioni, in pieno contrasto con la tanto sbandierata eticità delle proprie iniziative, che andranno a turbare il futuro occupazione di circa 500 famiglie – prosegue la nota dei sindacati –. Lavoratrici e lavoratori che, per oltre venti anni, anche in piena pandemia, sono stati “la voce” di una azienda allo sbando, concentrata in operazioni puramente finanziarie, senza strategia industriale e senza la dovuta attenzione alla clientela ed ai lavoratori stessi».

«Le organizzazioni sindacali richiederanno, ad horas, un incontro urgente ai Ministeri del Lavoro e delle Imprese e del Made in Italy, coinvolgendo direttamente la committenza Tim – concludono –. Le segreterie nazionali di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil, Ugl Telecomunicazioni proclamano lo stato di agitazione di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori di Abramo Cc, riservandosi nelle prossime ore di comunicare le azioni e le iniziative che saranno realizzate per scongiurare un dramma occupazionale, difendendo l’occupazione di 493 lavoratori tra Calabria e Sicilia».