Si potrebbe arrivare in estate con la dichiarazione di fallimento dell’azienda a seguito della pubblicazione della relazione trimestrale dei commissari
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Si potrebbe arrivare in estate con la dichiarazione di fallimento dell’Azienda Abramo Customer Care a seguito della pubblicazione della relazione trimestrale dei commissari (relazione al 31 ottobre 2023). I dipendenti, ormai “alla frutta”, scrivono al presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto: «Il tempo è davvero poco».
Di seguito riportiamo per intero la lettera indirizzata dai lavoratori dell'azienda al governatore Occhiuto:
«Egregio Sig. presidente, eravamo poco più che ventenni quando abbiamo varcato i tornelli dell’Abramo Customer Care, molti di noi ancora studiavano, molte le aspirazioni, le ambizioni, ma anche la voglia di guadagnarsi qualcosa. E così i primi stipendi, i primi regali fatti con i nostri soldi, quelli guadagnati, i primi viaggi, l’auto, e farlo andando in luogo pieno di giovani, dove l’entusiasmo era la regola, anche quando magari avevi il turno serale, o il giorno di Natale, ma poco importava, anzi… era l’occasione per stare con colleghi divenuti amici, per brindare al nuovo anno nel “gabiotto”, per condividere nella pausa, i famosi 15 minuti della 626, il pranzo, lo spuntino, la cena, le nostre colorate borse termiche. E poi i caffè, i nostri caffè… Siamo cresciuti, quella che doveva essere un’esperienza, è divenuta il nostro quotidiano, ha consentito ad una moltitudine, eterogenea, di uomini e donne, di non togliersi più lo “sfizio” del viaggio, dell’auto, ma di pensare ad una famiglia, di comprare casa, di diventare genitori. Sì, in quell’azienda siamo cresciuti, siamo divenuti mogli, mariti, padri e madri, ma soprattutto persone responsabili, che nonostante magari ambizioni messe da parte, non dimenticate, abbiamo deciso di restare qui e qui vivere Aspirazioni, non dimenticate, ciascuno di noi ha continuato, a studiare, ad alimentare la voglia di essere vivi, davvero vivi, e non di sopravvivere in un contesto economico e sociale mortificato da scelte poco avvedute. Non abbiamo solo lavorato, abbiamo avuto la grazia non solo e non tanto dello stipendio, ma dei rapporti umani, abbiamo condiviso gioie, ma purtroppo asciugato lacrime sui nostri volti, per amici andati via troppo presto… Per 25 anni abbiamo remato tutti verso un’unica direzione e l’abbiamo resa un’azienda forte, sana, competitiva, produttrice di ricchezza e di speranze, ma ad agosto scadrà il secondo anno di amministrazione straordinaria e verrà dichiarato il fallimento. Gli anni, adesso, della crisi, non ci hanno tolto la voglia di credere che ancora un domani è possibile! Lo crediamo, e stiamo credendo nel Suo impegno, non nella politica, in quella non abbiamo mai creduto e confidato, ma nelle persone sì! In chi ci mette la faccia, e Lei Presidente Occhiuto, lo ha fatto. Comprendiamo che non è suo onere e neanche sua competenza, risolvere una crisi aziendale, ma noi siamo abituati a lavorare, lo abbiamo sempre fatto, lo continuiamo a fare, e abbiamo scelto di restare qui, di essere calabresi in Calabria. Sig. Presidente, questa vicenda che ormai ha raggiunto livelli inaccettabili di sofferenza anche a causa degli irriguardosi silenzi che altro non fanno se non rafforzare la nube di dolore che ci trafigge l’anima. Le ultime notizie non sono per niente rassicuranti. Gli organi della procedura hanno riferito che non è possibile pagare direttamente la cassa integrazione e che le risorse, ovviamente, si stanno esaurendo. Oltre a questi aspetti, non sappiamo nulla di preciso sull’andamento del piano di risanamento aziendale anche a causa delle scarsissime informazioni che provengono da Roma. Come è possibile ignorare le richieste di 1000 famiglie? E quanto è più irritante, ed allo stesso tempo deprimente, che il silenzio pervenga da chi, invece, verrà lautamente pagato con i soldi che l’azienda ha guadagnato grazie al nostro lavoro? Caro Presidente, la misura è colma e noi siamo pronti a tutto pur di difendere il futuro dei nostri figli. Intervenga, Presidente, prima che restino solo macerie su cui versare le lacrime del rimpianto. Noi proviamo, davvero stiamo provando, a non perdere la speranza, stiamo provando a conservare un sorriso per i nostri figli, che pure leggono la paura nei nostri occhi, ma il tempo inesorabilmente passa, ed il nostro non è più vivere, ma sopravvivere. Non vogliamo, non chiediamo di essere aiutati a “campare”, chiediamo lavoro, vogliamo lavorare, lo vogliamo fare qui, in Calabria, dove abbiamo, oltre 20 anni fa, scelto di crescere. Presidente Lei ha coniato uno slogan “#Calabriastraordinaria”, noi in questa Calabria straordinaria vogliamo ancora credere! La abbracciamo con affetto di figli».