Approfittando della presenza delle istituzioni, alla presentazione del corso di laurea in Medicina si è presentata questa mattina una delegazione dei mille dipendenti di call center che stanno per perdere il proprio posto dopo il ritiro delle commesse da parte di Tim
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Oggi un gruppo di lavoratori della Abramo Customer Care, oramai in un concordato fallimentare che tra poco decreterà la morte definitiva dell’azienda, sono alla Lega Navale a manifestare per non rischiare di diventare invisibili. L’occasione è la conferenza stampa di presentazione del corso di laurea di Medicina e chirurgia Td (che sta per Tecnologie digitali) a cui partecipano la vicepresidente della Giunta regionale della Calabria ed assessore regionale all'Istruzione ed Alta formazione Giusi Princi, il rettore dell'Università della Calabria Nicola Leone, il rettore dell'Università Magna Grecia di Catanzaro Giovanni Cuda, il commissario straordinario dell'Asp di Crotone Antonio Brambilla, oltre al sindaco Vincenzo Voce e al presidente della Provincia di Crotone Sergio Ferrari.
Sono qui con lo striscione, non per dare fastidio o creare scompiglio, ma con una presenza che vuole essere silenziosa ed assordante al tempo stesso, per ricordare che non si vogliono comunque rassegnare nel nome di 1000 famiglie che stanno perdendo il posto di lavoro. È più o meno lo stesso gruppo di lavoratori dell'Abramo che prima si fece trovare sotto il palco del Capodanno Rai, e che riuscì, con l’interessamento del presidente Occhiuto che li incontrò, anche ad ottenere, un paio di settimane dopo, una nuova proroga di 3 mesi dall’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola per lavoratori che ancora oggi soffrono appunto del mancato rinnovo delle commesse Tim. Quello di gennaio scorso fu infatti un ulteriore prolungamento concordato nel corso di un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy a cui presero parte il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto, il ministro Adolfo Urso, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ed appunto Labriola.
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Era, lo sapevano tutti, una proroga finalizzata a verificare la possibilità di trovare una soluzione strutturale, anche attraverso l’attivazione di un reskilling dei lavoratori del gruppo per il loro impiego in nuovi progetti di digitalizzazione e di servizi per la pubblica amministrazione. Ma poco o nulla è cambiato, e lo stesso gruppo di lavoratori, qualche giorno fa, ha scritto direttamente al presidente della Regione Occhiuto, rammentando che non vogliono e non possono essere invisibili perché «eravamo poco più che ventenni quando abbiamo varcato i tornelli dell’Abramo Customer Care» e perché «per 25 anni abbiamo remato tutti verso un’unica direzione ed abbiamo reso quest’azienda forte, sana, competitiva, produttrice di ricchezza e di speranze». Soprattutto, gli organi della procedura hanno riferito che non è possibile pagare direttamente la cassa integrazione e che le risorse, ovviamente, si stanno esaurendo.
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Incontriamo una di queste lavoratrici: Claudia Critelli, trentanovenne (moglie e mamma di due ragazzi, Nicola e Davide di 15 e 13 anni), sotto contratto con questa azienda dal 2005, inizialmente come co.co.pro, per essere poi assunta nel 2007.
Con lei parliamo proprio della lettera di due giorni fa al presidente Occhiuto, in cui i lavoratori lamentano l’assenza degli amministratori del concordato fallimentare e l’atteggiamento della politica, credibile solo per alcuni singoli esempi. Ma come si spiegano, loro che questa mattina sono tornati a protestare, il fatto che da due anni nessuno riesca a partorire un piano che investa su professionalità che pure ancora oggi, se non soprattutto oggi, servono in tanti progetti, anche in quelli Tim? «Dobbiamo purtroppo prendere atto – dice Claudia Critelli – che le proroghe che Tim ha concesso sono state solo un modo per avere il tempo in più per cercare un’alternativa valida al reskilling, essendo ancora più consapevoli, ad oggi, che Tim è nelle condizioni di sopperire a quella esigenza di lavoro. Basterebbe trovare, tra i tanti servizi che pure tanti privati oltre al pubblico devono garantire attraverso call center e/o archiviazione e digitalizzazione dati, lo stesso spazio tempo impiegato da Tim per trovare la soluzione con le nostre capacità».
Così, le proroghe ottenute hanno nutrito la rassegnazione? «Per molti colleghi prevale lo sconforto e la rassegnazione, altri, compresa me, non ci arrendiamo all’idea che tutto possa finire, e cerchiamo con tutte le nostre forze di combattere per tenerci stretto questo posto di lavoro», afferma ancora Claudia Critelli.
Quanto è brutale buttarla ora in una mera questione morale e sociale, piuttosto che in una opportunità economica di crescita? Secondo la lavoratrice, «per quanto riguarda la possibile perdita di 1000 posti di lavoro di cui circa 500 solo tra Crotone e provincia, questo avrà di sicuro un impatto sociale per tutto il tessuto economico già molto debole visto e considerato che non vi sono alternative valide. Certo è che oggi manca una risposta su quale possa essere un progetto valido, che spero ci sia o comunque che lo si stia cercando, rispetto al reskilling di tutti i lavoratori. Posso affermare con forza che i dipendenti Abramo hanno sempre dimostrato di essere altamente qualificati e potremmo essere un valore aggiunto con la nostra professionalità».
È sempre bene rammentare come questa realtà, che all’inizio si chiamò Datel e che nel tempo ha dato lavoro anche a più di 2000 occupati, nasca nel 1996 da un intervento promosso da Romano Prodi. Spesso si è anche parlato anche di un presidente del Consiglio, appunto Prodi, che regalò la Datel, che poi effettivamente prende vita nel 1998 grazie ad incentivi e finanziamenti che mettono nelle condizioni il Gruppo Abramo, famiglia di imprenditori che operava già da anni in Calabria nei settori della stampa e della logistica, di diversificare la propria attività.
Il tutto nasce e cresce, soprattutto in termini di aiuti di Stato, perché a Crotone ci sono stati sei morti nell’alluvione del 14 ottobre del 1996 ed il professor Prodi, che decise di venire a visitare la città martoriata dalla violenza, si sporcò le scarpe nel fango del popolare quartiere di Fondo Gesù letteralmente sott’acqua. Quello che era un dormitorio di case popolari con tantissimi problemi sociali acuiti dal tracollo dell’antico splendore economico industriale necessitava di una promessa di interventi concreti. Anche il gruppo imprenditoriale scelto dal governo Prodi per la nuova avventura imprenditoriale non sembrava casuale: il gruppo Abramo poteva sviluppare servizi e commesse in un settore in espansione con l’occhio rivolto ad una digitalizzazione che assicurava futuro. Così, per ben 24 anni, ha infatti comunque garantito più di mille stipendi alle giovani generazioni di Crotone e della sua provincia. Più di quanti ne garantiva la Pertusola Sud, ultimo baluardo industriale tradizionale dismesso in quegli anni di crisi.
Il regalo di Prodi, in un edificio di quattro piani che ospitò Datel e Telic, edificato proprio sulle sponde del fiume Esaro da cui era partita l’alluvione, partorì attività di tipo back-office nel gestire i servizi per conto di Tim a cui si aggiunsero altri committenti come Poste che, oggi, dopo i primi anni di crisi e la pandemia, assicura il posto di lavoro a più di altri 400 lavoratori che possono operare da casa proprio perché, a differenza di Tim, ha proseguito ad assicurare le commesse. Poi crisi e, soprattutto, aiuti ed agevolazioni che hanno determinato il concordato in corso, lasciando il cerino in mano a questi lavoratori che non hanno più prospettive, forse perché Tim può pagare molto meno gli operatori di call center in Albania o in altri paesi dove il costo del lavoro è sensibilmente minore.