VIDEO | Dal 7 agosto la Cig non viene più anticipata dall'azienda per mancanza di liquidità. Intanto a novembre scadrà l'ultima proroga dell'amministrazione straordinaria senza che nel frattempo si sia mosso nulla sotto il profilo del rinnovo delle commesse Tim
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Alla Abramo Customer Care c’è aria di smobilitazione. I dipendenti sono pronti a recitare il De Profundis, in questo loro andare incontro al destino del fallimento che sembra ineluttabile.
Aspettando il 7 novembre
Il 7 novembre prossimo infatti, scadrà l’ultima proroga dell’amministrazione straordinaria concessa all’azienda senza che, contestualmente, nulla si sia mosso sotto il profilo del rinnovo delle commesse Tim, comunque talmente assottigliatesi da costringere l’azienda stessa a ricorrere alla cassa integrazione per 14 giorni al mese, in pratica per il cinquanta per cento del contratto di lavoro. E nulla si muove neppure nella direzione dell’avveniristico progetto di digitalizzazione della pubblica amministrazione da 15 milioni di euro, sponsorizzato in sede ministeriale dal presidente della Regione Roberto Occhiuto. E a dirla tutta, nulla si muove neanche per la vendita del gruppo ad altra holding delle telecomunicazioni. Insomma, il rischio concreto è che il 7 novembre chiudano baracca e burattini. Con mille persone costrette a tornare a casa.
Drammatica bomba sociale
Una bomba sociale drammatica, parzialmente già esplosa. Perché dal 7 agosto scorso gli operatori non stanno ricevendo neppure la cassa integrazione. Ufficialmente perché la Abramo non avrebbe la liquidità necessaria per anticiparla. E però i commissari hanno recentemente venduto l’immobile di Montalto Uffugo, infatti i lavoratori stanno operando in smart working, si apprestano inoltre a vendere quello di Crotone ed hanno pure pagato il Tfr a quei soggetti che, stanchi di attendere la svolta, hanno deciso di alzare bandiera bianca e di dimettersi nella prospettiva di trovare un altro impiego. Quindi qualche soldo in casa sembra essere disponibile.
Decreto mancante
Le organizzazioni sindacali sospettano che in realtà la proroga del commissariamento non sia compatibile con una ulteriore proroga della cassa integrazione. E che questi soldi quindi non arriveranno mai. Il Ministero del Lavoro infatti, non ha ancora pubblicato il relativo decreto. Ed anche qualora dovesse farlo adesso difficile pensare che la procedura possa essere retroattiva. I dipendenti sono stremati e guardano ad una eventuale cessazione quasi con sollievo: stanchi delle promesse non mantenute almeno potranno uscire dal limbo e fruire per due anni del trattamento di disoccupazione. Sperando nel frattempo, anche grazie alla loro condizione di lavoratori fortemente svantaggiati, di trovare un’altra collocazione.