«Nel comune di Reggio Calabria sono operativi tre asili nido con una capienza complessiva di circa ottanta posti: uno al Cedir, uno ad Archi e uno al Gebbione, centro, zona nord e sud della città. Tre asili nido che coprono il bisogno delle famiglie con Isee basso che abbiano manifestato la volontà di fruire il servizio comunale per l’infanzia, rispondendo all’avviso che abbiamo pubblicato». Così l’assessore al Welfare del comune di Reggio Calabria, Demetrio Delfino descrive la situazione degli asili nido per bimbe e bimbi da zero a due anni nella città dello Stretto dove meno di dieci anni fa, di asilo nido non ne funzionava alcuno. Adesso ve ne sono tre che, in base alle domande rivolte al Comune, soddisfano il bisogno e sono dunque sufficienti.

Il bisogno espresso e quello sommerso

In una città come Reggio, in una regione con alto tasso disoccupazione, in fondo alla classifica nazionale per la quantità dei servizi all’infanzia, il dato che emerge da una domanda così esigua è certamente falsato da un contesto in cui ci si aspetta sempre meno rispetto a ciò a cui si avrebbe effettivamente diritto e in cui le famiglie con Isee basso, per lo più monoreddito, più che pensare di partecipare ad un avviso pubblico per entrare in una graduatoria, si affidano alle madri, che in quelle famiglie monoreddito sono quasi sempre coloro che non lavorano, oppure a nonne e nonni per la cura della prole. Dunque a Reggio Calabria ad essere soddisfatto è il bisogno espresso di circa ottanta famiglie, ma non quello effettivo che resta sommerso e neppure soddisfatto dai numerosi asili privati che, ancorché convenzionati, hanno pur sempre un costo.

Dunque vi è certamente uno scarto importante tra bisogno esistente e bisogno espresso. In quest’ottica, anche se sarà necessario lavorare per far emergere questi bisogni al momento non registrati, «con circa due milioni di euro di Patti per il Sud, il comune di Reggio Calabria ha già in programma di aprire altri due asili nido, uno nella periferia più a sud, a Pellaro, dove è stato solo individuato il sito sul quale sorgerà, l’altro nel quartiere periferico e complesso di Arghillà, accanto all’attuale scuola primaria che presto sarà ristrutturata. Dunque verrà creato un nuovo polo dell’infanzia. Quest'ultimo progetto è già avviato ed è in fase preliminare. Tre asili nido operativi e in grado di coprire le richieste pervenuteci e due in fase di progettazione. Stante questo quadro, il Comune di Reggio non ha presentato domanda per attingere ai fondi del Pnrr Istruzione dedicati agli asili nido. Quei bandi, per altro, avrebbero finanziato solo la costruzione e non anche la gestione. A questo punto, per il momento costruiremo solo i due asili per i quali abbiamo già i finanziamenti con altri fondi», ha spiegato ancora l’assessore comunale al Welfare, Demetrio Delfino.

La criticità della gestione con fondi fuori bilancio

Illustrando la mappatura esistente e i fondi già individuati e destinati, l’assessore comunale al Welfare Delfino motiva così la scelta di non partecipare al bando specifico del Pnrr che, a seguito della proroga, adesso finanzierà 137 domande provenienti da comuni calabresi. Un nodo importante è anche rappresentato dalla gestione, dal momento che l’amministrazione comunale di Reggio Calabria eroga questi servizi avvalendosi di risorse fuori bilancio, tali sono i fondi comunitari. Le procedure legate a queste risorse richiedono infatti una lavorazione complessa e una rendicontazione laboriosa. Una filiera di adempimenti tra vari uffici che, per carenze varie, non riescono a evitare accumuli e ritardi. Prova ne è che solo recentemente il Comune reggino è riuscito a saldare l’importante debito accumulato dal marzo 2021 con le cooperative che, dopo aver vinto un bando, stanno gestendo gli stessi asili nido comunali. «Saldato il 2021, si lavora alla rendicontazione per i primi mesi del 2022. Trattandosi di fondi Poc, comunitari e pertanto fuori bilancio, le procedure sono più farraginose e gli uffici particolarmente in difficoltà. Cerchiamo di metterci in linea e di evitare i ritardi ma ci sono tanti passaggi e autorizzazioni da parte di diversi uffici dopo la rendicontazione inviataci dalla cooperativa», ha sottolineato l'assessore comunale al Welfare di Reggio, Demetrio Delfino.

Meno asili nido nel Mezzogiorno

A Reggio Calabria, nessun nuovo asilo con le opportunità del Pnrr, quindi. Ciò nonostante gli standard dei servizi all'infanzia e dei Lep (Livelli essenziali di Prestazioni) alle nostre latitudini debbano essere significativamente incrementati. Secondo il rapporto nazionale 2021 sugli asili nido promosso da Con i Bambini e Openpolis, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, a fronte di un centro-nord che ha quasi raggiunto l’obiettivo europeo (32%) e dove in media 2/3 dei comuni offrono il servizio, nel Mezzogiorno i posti ogni 100 bambini sono solo 13,5, e il servizio è garantito in meno della metà dei comuni (47,6%). A Bolzano quasi 7 posti ogni 10 bambini, Catania e Crotone quasi 5 su 100 bambini. A fronte delle media ottimale di 33 posti ogni 100 bambini residenti, sono tutte meridionali le 8 province che non raggiungono lo standard e tra esse c'è anche Cosenza (7,7%).

Reggio Calabria e Reggio Emilia a confronto

Per dare una misura, l'indagine Eurispes nel 2020 ha rilevato che a Reggio Calabria (circa 172 mila abitanti al 31 dicembre 2021, secondo dati Istat) vi sono tre asili, mentre a Reggio Emilia (quasi 169 mila abitanti), gli asili nido sono 60 asili nido con un investimento che ammonta a 2400 euro a bambina-bambino l'anno a fronte di 59 euro a Reggio Calabria

Dunque le sfide sono molteplici e relative all'intercettazione del bisogno effettivo e all'adeguamento degli standard quantitativi di asili nido. La sfida qualitativa passa anche dalla capacità dell'amministrazione di finanziare questi servizi con risorse a bilancio piuttosto che extra e, qualora siano pure queste ad essere utilizzate, di rendere più efficiente la burocrazia per non arrivare all'anno e mezzo di ritardo registrato a Reggio Calabria per soli tre asili nido quest’anno.

L'alto costo sociale dei ritardi

«Darei delle false illusioni affermando che esiste la possibilità di mettere a bilancio questi servizi e di evitare queste procedure. Non intendo farlo. Per altro, il nostro è un Comune che fino alla fine di quest’anno sarà soggetto alle restrizioni proprie del piano di rientro. Quindi, per quanto carico di passaggi burocratici, l’impiego di fondi comunitari, consistenti in milioni di euro, è particolarmente prezioso e irrinunciabile poiché ci consente e ci consentirà di erogare molti servizi che altrimenti non potremmo prestare alla cittadinanza», ha evidenziato l’assessore comunale al Welfare di Reggio Calabria, Demetrio Delfino. Dunque servizi essenziali che però hanno un elevato costo sociale quando le cooperative non possono anticipare e ammortizzare questi ritardi. È successo e succede ad esempio a chi presta assistenza educativa a scuola, a chi opera in centri diurni  e in altre strutture socio assistenziali. Quei ritardi pesano molto su lavoratori e lavoratrici che rimangono per mesi senza stipendio. Una situazione ormai ciclica a Reggio Calabria.