Una figura imponente, ingombrante, alta. Ma popolare e popolarissima. A vent’anni dalla morte, Giacomo Mancini resta – a ragion veduta – il politico più amato (e ammirato) del Sud.

L’attualità del pensiero di Mancini spicca tra le pagine (pregne di fatti concreti) del volume di Paride Leporace, giornalista e direttore dell’edizione online del Quotidiano del Sud.

A Vibo Valentia la presentazione del libro che sta catalizzando l’attenzione di politologi, politici e semplici cittadini, un volume dal titolo che sintetizza in appena sei parole un’esistenza e un’esperienza di vita e politica irripetibili: “Giacomo Mancini, un avvocato del sud” (pp. 112, Pellegrini editore). A indagare sulla chiave narrativa, sui contenuti, sui messaggi di quest’opera che restituisce alla collettività la gigantesca stazza d’uno statista meridionale e convintamente meridionalista, Corrado L’Andolina e Lorenzo Muratore, nel corso di una serata moderata dal giornalista Stefano Mandarano e ospitata dal Sistema bibliotecario Vibonese.

Nelle parole di Leporace, la scelta narrativa per un libro che non intende replicare il modello delle tante biografie di Mancini ma che si pone l’obiettivo di ridestare la classe politica dei giorni nostri dal torpore e spingendola ad accostarsi ai problemi del mezzogiorno con la stessa visione e lungimiranza che hanno caratterizzato i politici e la politica della Prima Repubblica.

Due i motivi delle stampe di “Giacomo Mancini, un avvocato del sud”: riaprire una discussione politica sul Sud e sulla Calabria in particolare e raggiungere soprattutto le nuove generazioni affinché si riaccenda la passione politica militante. Mancini, socialista vero, viene sempre richiamato nelle discussioni sulla decadenza delle istituzioni laddove si intenda marcare la differenza tra annuncio e azione: “Mancini sì che ha fatto per Cosenza, la Calabria e il Sud”, si sente spesso dire… Del resto è lo stesso Leporace a rilevare come l’ex ministro e sindaco di Cosenza «seppe sfruttare al massimo la stagione del centrosinistra, una tra le stagioni più progressiste della storia».

Ecco, allora, l’esigenza anche di arrivare all’esperienza politica di Mancini attraverso fatti e narrazioni sull’uomo al di fuori del contesto prettamente politico. Un volume da leggere. Da porre in libreria e rileggere anche in futuro fin quando la classe istituzionale non avrà chiaro il suo compito e la sua missione di porsi veramente al servizio del popolo.