L'opera e la vita di Leonzio Pilato, dotto calabrese del XIV secolo protagonista del saggio romanzato di Santo Gioffrè, sono state oggetto della serata promossa dal Lions Club di Vibo Valentia al convitto Filangieri nell'ambito del service culturale distrettuale "Da SUd"
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Scriviamo Umanesimo, e pensiamo subito al manifesto programmatico che anticipa il Rinascimento, con la sua valigia di “miti comuni”: Firenze, i Medici, Brunelleschi, Leon Battista Alberti, la riscoperta della classicità; e prima ancora ai suoi padri nobili: Petrarca e Boccaccio, ai quali va il “merito” di aver riportato l’Uomo al centro della Natura. Di essere tornati dall’Aldilà al “qui ed ora”, spostando impercettibilmente ma inesorabilmente la trascendenza dalle prime file allo sfondo della poetica.
Il padre nobile dell'Umanesimo
E per l’importanza del movimento nella Storia, ci scopriamo orgogliosi, nel tornare a considerare che uno dei padri nobili della corrente di idee ed arti che più di ogni altra ha "significato" la storia dell'Occidente era un dotto calabrese: lo studioso Leonzio Pilato, di Seminara. Lui, uno degli ultimi Bizantini di Calabria, legato a Petrarca e Boccaccio da un rapporto altalenante ma intenso, fu il primo a tradurre dal greco i pomeriggi omerici, e ad introdurre i suoi titanici corrispondenti di affinità elettive alla "genealogia degli dei gentili".
Da Sud
E proprio l'opera e la vita di Leonzio è stata l’oggetto d’approfondimento della serata animata mercoledì 4 dicembre dal Lions Club di Vibo Valentia nella sala conferenze del convitto Filangieri: Iniziativa inserita nelle attività del Service distrettuale "Da sud" - linea programmatica e di indirizzo per l'arricchimento culturale delle regioni di Basilicata, Campania, Calabria, nata con l’intento del “recupero di consapevolezza” slogan dell’azione distrettuale. In questa cornice va ricondotta quindi la serata dedicata al volume sul monaco calabrese scritto dal professor Santo Gioffrè edito da Rubbettino, intervistato dal Presidente del club vibonese Andrea Lanza e dal giornalista Maurizio Bonanno. Tema, la storia dello studioso, pressoché sconosciuto fino a 25 anni fa, ed emblema oggi di valore culturale da recuperare.
Recupero di consapevolezza
«Il recupero dell'identità storica non deve essere di stampo revanscista, nostalgico, neoborbonico - ha dichiarato Lanza -. Deve essere altresì teso a recuperare la luce del passato per illuminare il futuro. Siamo convinti che il convegno che abbiamo promosso e che abbiamo voluto dedicare ad un simbolo stesso dell'Umanesimo e della Calabria come Pilato è recupero di consapevolezza. Atto che aiuta a conoscere quello che ci ha preceduto, per indicare ai nostri territori e alle nostre comunità la via da percorrere. E ancora -: Solo facendo cultura si può ovviare ai disastri di una un industrializzazione calata dall'alto, che ha finito con lo snaturare i territori, ed impoverirci invece di arricchirci. Oggi dobbiamo ridare identità, e dettare le linee di indirizzo per uno sviluppo nuovo, "Da sud"»
Seminara, porta d'Oriente
È toccato all’Autore ripercorrere le tappe che lo hanno portato, dopo 10 anni di ricerca, alla stesura del volume, che ricostruisce integralmente la vita del dotto seminarese, ed il ruolo di antesignano della corrente umanistica. Fondamentale la nascita a Seminara nel XIV secolo. La città calabrese a quei tempi ospitava uno degli ultimi fuochi della grecità bizantina, dove coesistevano l'anima dell'antichità classica e la temperie medioevale, e dove le suggestioni dell’Oriente alle porte arrivavano vigorose. In una simile temperie, si affina quella squisita cultura di sintesi farà di Leonzio uno dei prodromi dell’Umanesimo.
Firenze e la Calabria
I suoi contatti con Petrarca e Boccaccio (suo allievo prediletto), culminati nel passaggio a Padova e nei tre anni di insegnamento della lingua greca a Firenze tra il 1359 ed il 1362, si nutriranno, e nutriranno loro del perfetto equilibrio che si determina nel sapere del dotto, già allievo di Barlaaam, altro titano del sapere meridionale, e sempre di Seminara: ovvero, della sintesi tra cultura greca - bizantina in declino e cultura latina dominante. La sua traduzione latina dei poemi omerici, mise Petrarca in condizione di entrare in contatto con il mondo greco, e finì con il costituirne l'humus ideale per la definizione della sua poetica. Leonzio è citato in tutte le opere del Petrarca. Restituirgli la centralità che merita nella storia non solo della letteratura ma del pensiero e dell'identità occidentale è compito doveroso. E e a questo dovere, hanno in parte risposto i Lions di Vibo nella serata “Da sud".