La singolare iniziativa promossa dal Movimento 24 agosto – Equità Territoriale, ricorda le modalità criminali con cui fu imposta l'annessione delle regioni del Sud al Regno d’Italia.

La caduta di Gaeta

Da qualche giorno sono comparsi, nelle principali città calabresi, alcuni manifesti per celebrare la giornata del 13 febbraio, Giorno della Memoria delle vittime meridionali dell'Unità. «Il 13 febbraio è il giorno della caduta di Gaeta, assediata e bombardata, dai fratelli d'Italia – si legge in una nota - Ma è anche il giorno in cui si ricordano di vittime di questa guerra non dichiarata. Centinaia di migliaia di meridionali anche civili, uccise per aver cercato di rivendicare un'unificazione diversa. Riconoscere l'umiliazione loro inferta, è il modo per rifiutare la minorità dei diritti e il mancato rispetto della nostra storia che vorrebbero ancora infliggerci».

Lapidi tardive

È la prima volta che in Calabria viene celebrata questa data simbolica. Una ricorrenza di cui il Movimento auspica un riconoscimento istituzionale. «La strage fu così spaventosa, che la prima Commissione parlamentare sul cosiddetto Brigantaggio fu distrutta, perché troppo veritiera – denuncia il fondatore del Movimento, Pino Aprile - La seconda, pur addomesticata, fu letta in seduta segreta al Parlamento e subito dopo dispersa, per farla sparire. Se ne trovarono resti un secolo dopo e fanno paura. Centinaia di migliaia le vittime; soldati, civili, donne, bambini, paesi rasi al suolo, stupri, torture. Con l'arrivo delle truppe sabaude, in un pugno di mesi, la popolazione è diminuita di circa 120mila unità. Nel 1861 ci sono 458mila abitanti in meno».

Le vittime di ieri e di oggi

«Le vittime dell'Unità oggi siamo tutti noi che quotidianamente sogniamo un paese davvero unito nei servizi sanitari, nelle scuole, nelle strade ed in tutti i servizi pubblici uguali in tutto il paese e che ancora sogniamo una parità di diritti per i nostri figli costretti a lasciare la propria terra» dice Paolo Spadafora, referente regionale di Equità Territoriale. Lo abbiamo intervistato.