VIDEO | Le memorie del cittanovese scomparso a 86 anni, raccolte da Nuccia Guerrisi, illustrano l'impegno per la cura dei bambini ma anche la nostalgia per una sanità pubblica che assicurava servizi territoriali capillari
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Si intitola Calabria in chiaroscuro-Un pediatra in trincea il libro che raccoglie le memorie di Rosario Milicia, medico e politico di Cittanova scomparso nel 2015 a 88 anni. Figura apprezzata oltre i confini locali, negli anni ’60 aveva irrobustito un modello di sanità pubblica che era palestra di umanizzazione nell’offerta di servizi e punto di riferimento territoriale capillare.
«Milicia – ha detto l’autrice del libro, Nuccia Guerrisi – quando ancora la pediatria non aveva fatto i passi da gigante che sappiamo, si dedicava alle cure contro le malattie del tempo offrendosi anche in una funzione sociale che significava elevazione delle classi più deboli».
Il libro, forse non a caso, è stato presentato anche a Taurianova – paese dell’altro medico famoso per essere stato al fianco delle raccoglitrice di olive della Piana, il senatore Emilio Argiroffi – nell’ambito della rassegna chiamata voluta dall’assessorato alla Cultura guidato da Maria Fedele. Una biografia di medico d’altri tempi, quindi, «il cui ruolo – ha detto Maria Teresa Milicia, figlia del medico ed antropologa all’università di Padova – può essere letto anche come l’estrema difesa della sanità pubblica territoriale, quanto mai venuta meno oggi, così come ci ha dimostrato la recrudescenza della pandemia». Il libro, curato dall’Istituto Ugo Arcuri per la storia dell’Antifascismo e dell’Italia contemporanea, «descrive anche una Calabria in chiaroscuro – ha proseguito Guerrisi – perché Milicia illustra i problemi dell’esercizio della professione in un territorio povero, ma anche le opportunità che veniva data ai medici di salvare la vita».
Nel dibattito che ha accompagnato la presentazione, coordinato da Laura Sidari, giornalista e insegnante, dopo i saluti dell’assessore Fedele, enfasi è stata posta proprio su questo aspetto della leva che la storia rappresenta per affrontare i problemi del presente. «Io spero che i calabresi non abbiano perso la speranza di avere una sanità migliore – ha detto la professoressa Milicia – e, in ogni caso, di pretendere quell’umanizzazione delle risposte sanitarie che la rigidità burocratica di certi apparati spesso non garantiscono. Del resto, la storia del pediatra Milicia dimostra che vi è stata una classe medica che ha saputo gettare il cuore oltre l’ostacolo, intendendo il lavoro come una vera e propria missione di vita di cui andare orgogliosi».