Le aperture straordinarie sono state disposte dal ministero della Cultura. Al museo di Reggio, visitabile anche la mostra temporanea “Castelli e Chiese di Calabria e Basilicata” con le preziose miniature dei principali monumenti delle cinque province
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La Calabria con la sua storia e la sua ricchezza archeologica e architettonica si mostra in tutta la sua bellezza. Il ministero della Cultura ha disposto anche nella nostra regione delle aperture straordinarie a Pasqua e a Pasquetta di musei, aree archeologiche, gallerie e chiese dalle pendici del Pollino allo Stretto. Aperte le porte per visitare la galleria Nazionale di Cosenza, Le Castella di Isola di Capo Rizzuto, la chiesa di San Francesco d’Assisi a Gerace e la Cattolica di Stilo nel Reggino.
Aperti il museo e il parco archeologico nazionale Scolacium di Borgia, il museo archeologico Lametino, il museo nazionale Vito Capialbi a Vibo Valentia, il museo di Mileto, il Museo e il parco archeologico di Crotone e di Capo Colonna, il museo e parco archeologico Archeo Deri di Bova Marina, il Museo e il parco archeologico nazionale di Locri, il Museo e il parco archeologico dell’Antica Kaulon a Monasterace e il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, con i Bronzi di Riace e la mostra temporanea “Castelli e Chiese di Calabria e Basilicata” allestita in piazza Paolo Orsi. Sempre al museo di Reggio, nella sola giornata di Pasqua saranno anche visitabili le Tombe ellenistiche.
Dopo le tappe Cosenza, Catanzaro, Vibo Valentia e Lamezia Terme, nella città dello Stretto sta facendo, adesso, tappa l’esposizione delle preziose miniature della Fondazione Carical, realizzate dal Maestro Domenico Chiarella per la Calabria e dal Maestro Franco Artese per la Basilicata.
Si tratta di venti preziosi manufatti che riproducono fedelmente alcuni tra i più importanti e rappresentativi Castelli e Chiese del territorio calabrese e lucano. Tra questi il Castello aragonese di Reggio Calabria e quello Ruffo di Scilla, la Cattolica di Stilo e la Cattedrale di Gerace, il maestoso e antico Duomo di Cosenza, la monumentale Certosa di Serra San Bruno nel Vibonese, i castelli normanni di Squillace nel Catanzarese e di Santa Severina nel Crotonese e la Chiesa rupestre di San Pietro in Barisano di Matera. Ecco di seguito la storia e le caratteristiche di alcuni di questi siti.
La Certosa di Serra San Bruno
La certosa di Santo Stefano del Bosco è immersa in una natura rigogliosa e in un’atmosfera fortemente contemplativa. La storia inizia con San Bruno di Colonia (1030-1101), fondatore dell’ordine certosino, che dopo avere ottenuto da Ruggero I D’Altavilla dei terreni, li arricchì con la costruzione di eremi, fondando innanzitutto l’eremo di Santa Maria nella zona denominata “la Torre”. Nei pressi del paese di Serra San Bruno, nel 1090, avviò la costruzione di quello che sarebbe diventato il primo monastero certosino d’Italia.
Complice della sua bellezza, la collocazione all’interno del Parco Regionale Naturale delle Serre. Colpito da terremoti, come quello del 1783 che distrusse parte dell’antica certosa, le celle dei monaci parte degli ambienti di servizio e le imponenti mura, nel corso dei secoli il monastero ha subito diversi restauri. Dell’originaria fabbricazione rimangono solamente parte della facciata e alcuni resti della parte interna, suddivisa in tre navate.
Alla fine dell’Ottocento furono eseguiti i lavori di ricostruzione del complesso monastico. Furono affidati all’architetto francese François Pichat che realizzò un nuovo progetto. Venne edificata una nuova chiesa e si restaurarono gli ambienti, tra i quali anche la bellissima biblioteca.
Il Duomo di Cosenza
Nel centro storico di Cosenza sorge la Cattedrale consacrata a Santa Maria Assunta. Conosciuta come il Duomo, fu inaugurata il 30 gennaio del 1222 al cospetto di Federico II Hohenstaufen (1194-1250).
L’edificio sorge sui resti di una chiesa di origini più antiche, probabilmente danneggiata a causa di un terremoto. La facciata a salienti, con una copertura scandita da una successione di spioventi posti a differenti altezze, è caratterizzata dalla presenza di tre imponenti portali di accesso sui quali si ergono tre rosoni. L’interno è distribuito su tre navate. Vi sono alcune importanti cappelle, come quella dedicata alla Madonna del Pilerio dove è custodita un’icona bizantina risalente al XII secolo e che ritrae la Vergine mentre allatta il Bambino.
Al suo interno All’interno sono custoditi i monumenti funebri di Enrico VII Hohenstaufen (1211-1242), figlio di Federico II, e Isabella d’Aragona (1247-1271).
Per Enrico VII un sarcofago di origine ellenista con la rappresentazione del mito di Meleagro. Per Isabella d’Aragona, i cui resti mortali si trovano oggi nella basilica di Saint Denis in Francia, una trifora cieca con la statua della Madonna col Bambino e ai lati le statue di re Filippo III, marito di Isabella, e della stessa regina.
Il castello Ruffo di Scilla
La prima fortificazione di Scilla (promontorio scilleo) risale agli inizi del V secolo a.C.. Sorta per difendersi dalle ripetute scorrerie di pirati, contrastate dal tiranno reggino Anassila, essa era la postazione ideale per avvistare e proteggere le terre di Calabria da chi arrivava dal mare.
Il Castello Ruffo di Scilla ha infatti origini antiche che dagli Etruschi, attraversando il periodo magnogreco e romano, arrivano all'epoca bizantina testimoniata dai resti di alcune strutture murarie del monastero basiliano di San Pancrazio, risalente all'IX secolo. Da presidio di difesa dalle incursioni saracene, la rocca divenne nei secoli fortificazione sempre più grande, solida e suggestiva. Nel 1546 il Castello fu acquistato da Paolo Ruffo che commissionò il restauro del palazzo Baronale. I terremoti del 1783 e del 1908 lo danneggiarono seriamente. Dal 1913 ospita il Faro militare noto come faro di Scilla. Dopo un recente restauro, il castello ospita mostre ed eventi culturali e offre uno straordinario punto di osservazione panoramico dello Stretto.
Il complesso ha una pianta irregolare, con corpi di fabbrica di epoche differenti. Si accede superando un portale in pietra con arco a sesto acuto, sormontato dallo stemma nobiliare dei Ruffo, e attraversando un androne con volta ribassata fino a un cortile, con scalone esterno, che porta all'ingresso della residenza vera e propria. A Sud un corpo di fabbrica, costituito da sei vani coperti con volta a botte, costituisce il piano terra dell'antico castello. Nella zona Nord-Est sono stati ritrovati una galleria di difesa, le cisterne, le fondazioni dell'antica residenza baronale e della cappella. Oggi il castello è centro culturale, sede di incontri e mostre.
Il castello normanno di Santa Severina
Il castello di Santa Severina si estende su un'area di circa 10mila mq ed è una delle antiche fortezze militari meglio conservate del meridione d'Italia.
Dal 1994 al 1998 è stato sottoposto ad una meticolosa opera di ristrutturazione. È composto da un mastio quadrato con quattro torri cilindriche poste agli angoli ed è fiancheggiato da quattro bastioni sporgenti in corrispondenza delle torri. La sua costruzione è attribuita al Normanno Roberto il Guiscardo intorno al XI secolo, dal quale prende appunto la denominazione. È comunque certo che il castello fu edificato sopra una preesistente costruzione. Gli studiosi ritengono che l'area del castello coincida con l'acropoli dell'antica Siberene. Gli scavi condotti durante il restauro hanno fatto emergere materiali risalenti fino all'età greca, oltre che i resti di una chiesa bizantina e di una necropoli risalente alla stessa epoca. Oggi il castello ospita il museo di Santa Severina, in cui sono esposti i reperti degli scavi e altri materiali e collezioni archeologiche provenienti dal territorio limitrofo, e anche il Centro Documentazione Studi Castelli e Fortificazioni Calabresi. È sede a che di mostre d'arte, esposizioni di artigianato artistico e concerti.
Il castello normanno di Squillace
Del castello di Squillace si ha notizia già dal IX secolo. Con molta probabilità fu prima un avamposto bizantino e poi una roccaforte musulmana. Riedificato nel 1044 dal duca Guglielmo d'Altavilla, raggiunse il suo massimo splendore con il re Ruggero il Normanno. Sotto il governo borbonico fu adibito a carcere e tale rimase fino al 1978. Il susseguirsi delle dinastie, gli adeguamenti operati in base alle nuove esigenze e la violenza dei numerosi terremoti hanno inciso profondamente sulla struttura architettonica del manufatto, che non conserva più l'impianto originario, anzi mostra i segni dei rimaneggiamenti operati nel corso del tempo. Attualmente restano visibili gli avanzi delle mura perimetrali e della piazza d’armi, un portale bugnato sovrastato da uno stemma marmoreo della famiglia Borgia e due torri, una poligonale e l’altra cilindrica.