Ventuno siti archeologici nel territorio comunale di Reggio Calabria ed un percorso di trekking che possa metterli insieme. A pensarci è l’associazione culturale Amici del museo di Reggio Calabria, il cui presidente Franco Arillotta chiarisce: «Sono veramente numerosi i luoghi – ventuno, per l’esattezza – nei quali si possono osservare testimonianze archeologiche che sono venute alla luce, nel corso degli anni, significative del nostro passato. Eppure, questa ricchezza non ha mai goduto di molta fortuna, sotto il profilo della sua valorizzazione; capita spesso che, quando si hanno in cassaforte tanti preziosi gioielli, se ne trascura il valore».

Un patrimonio storico notevole, che altre città meridionali, altrettanto illustri come Reggio Calabria, non posseggono. Quindi un patrimonio che potrebbe costituire una grossa pedina di base per una intelligente qualificazione anche della nostra offerta turistica.

Ed è lungo l’elenco, afferma Arillotta «a cominciare dall’area Trabocchetto-Mati, la più grande area archeologica annoverata sul suolo cittadino, che è “aperta” a tutti, fuorché a studiosi, scolaresche e turisti. Il Parco Archeologico di Occhio di Pellaro, che, per qualche tempo, è stato affidato alla cura della giovanile ‘Associazione Garibaldina’ di Motta San Giovanni, che ne aveva fatto un gioiello culturale, e che oggi, per pastoie di varia natura, è tornato ad essere impraticabile.

A Reggio sulla via Luigi Aliquò Lenzi, nell’ambito della prospiciente area strutturata ad arena, c’è una caratteristica tomba a volta, di età ellenistica, con accanto un pozzo, già oggetto di studio e di rilievi accurati; ma, per renderla fruibile da eventuali visitatori, bisognerebbe lavorare sodo per liberare il complesso da ogni sorta di rifiuti accumulatisi nel tempo.

Poco lontano, sulla via 25 luglio 1943, ci sono i diffusi resti di una particolare struttura agricola extra-urbana, datata come di età romana, che è, ormai, coperta da fitta boscaglia. Della struttura ipogea di Piazza Vittorio Emanuele, del podium di Piazza Giuseppe Garibaldi e dell’Area Sacra Griso Laboccetta con i resti del tempietto dedicato forse a Cerere scavato da Alfonso de Franciscis, e delle sue fornaci per i vasi “calcidesi”, si è già parlato a lungo. Per quest’ultima situazione, dovrebbe esserci da alcuni anni un progetto elaborato dai tecnici della vecchia Amministrazione Provinciale, oggi Città Metropolitana, che comportava la sistemazione di tutto, e il successivo affidamento di gestione alla Sezione reggina di Italia Nostra; progetto di cui si è persa la memoria».

Secondo l’associazione Amici del Museo tutti questi siti potrebbero essere inglobati in un percorso di trekking urbano aggiunge Arillotta «per reggini e forestieri in modo da rendere più consapevoli i primi e più compiaciuti i secondi, dell’effettiva dimensione del patrimonio archeologico di Reggio Calabria».

La creazione del percorso «comporterebbe l'utilizzazione e la fruizione di tutti questi siti. Ci sono una serie di cose belle ed interessanti che vanno valorizzate per dare di Reggio una immagine sempre migliore e più confortante e attraente».