Dove sarà finito quell’Oscar guadagnato per Avorio nero? Sulle tracce della statuetta, la prima mai guadagnata da un italiano (molto prima di De Sica), s’è messa la produzione cosentina Open Fields nel docufilm, diretto da Alessandro Nucci, “Le lost legacy of Tony Gaudio”. Un viaggio oltreoceano che ha condotto la troupe a immergersi nel sogno del grande cinema, e soprattutto nel grande sogno di Tony Gaudio, celebre dop (direttore della fotografia) delle dive d'antan che all'epoca (siamo in piena golden age del cinema americano) volevano la sua luce per brillare sullo schermo. 

Cosenza-Hollywood, sola andata

Il 6 marzo del 1937, al Biltmore Bowl del Biltmore Hotel, il cantante George Jessel è il mattatore della serata. Frank Capra la spunta su William Wyler, e Paul Muni su Gary Cooper e Spencer Tracy. Poi l’annuncio. Per la migliore fotografia l’Oscar va a Gaetano “Tony” Gaudio per il film “Avorio Nero”. Ma quella statuetta sarà destinata a smarrirsi chissà dove. Questo enigma ha ispirato la produzione cosentina che, per anni, ha lavorato a un documentario che raccontasse, lungo il fil-noir del mistero, la storia di Gaudio e della sua famiglia, emigrata da Cosenza fino a quell’America culla di grandi sogni.

L'estro di Gaudio ha illuminato il cielo di Hollywood e le sue dee di un Olimpo fatto di celluloide: da Bette Davis a Greta Garbo fino a Norma Talmadge. In Italia il re Vittorio Emanuele III lo insignì del titolo di Cavaliere del Regno e l'Academy gli aprì le porte con ben tre nomination, ma mentre la sua fama cresceva, qualcuno pare agisse dietro le quinte per sabotarlo.

Where is the Oscar?

Ed ecco che il documentario prende la piega di un racconto investigativo. Chi ha fatto sparire l’Oscar di Gaudio? Un rivale geloso, forse? O magari è tutto frutto di un complotto per punire l’artista che si era sempre rifiutato di aderire al regime fascista in Italia? Politica e gelosie, cinema e vita si incrociano tra due continenti in un racconto incalzante.

«È stata un’esperienza straordinaria – racconta Fabrizio Nucci, produttore del film -. Abbiamo incontrato dei giganti della Settima Arte: parlo di professionisti del calibro di Patrick Keating e Jonathan Kuntz, o come il premio Oscar Richard Edlund, supervisor effetti speciali visivi di film come Star Wars, o M. David Mullen, direttore della fotografia di Westworld, Mad men, La fantastica signora Maisel fino al nostro Mauro Fiore, anche lui figlio di Calabria, premio oscar per Avatar e proprio nella stessa categoria di Gaudio». Il docufilm sarà presentato in anteprima a Cosenza nel mese di aprile e poi entrerà nei circuiti festivalieri. «Naturalmente non posso svelare se alla fine la statuetta l’abbiamo trovata – dice Nucci con un sorriso - lo scoprirete solo alla fine del film».