Una farsa in musica, in due atti, nei canoni e nello stile allegro ed elegante della commedia all’antica italiana: “I cavalli di Monsignor Perrelli” con il maestro Peppe Barra e Patrizio Trampetti e la regia di Lamberto Lambertini. Un appuntamento inserito nella rassegna proposta a Catanzaro, al Teatro Comunale, da Ama Calabria e dal suo direttore Francescantonio Pollice.

Lo spettacolo prende spunto da una leggenda partenopea. Si tratta di Monsignor Perrelli, un personaggio realmente esistito all’epoca di Ferdinando IV di Borbone. Un uomo di chiesa, ma anche un eccentrico uomo di scienza, che spiattellava invenzioni divenute leggendarie, al limite della stupidità, su tutte quella di voler convincere i propri cavalli a campare solo di acqua. Portatore di surreale poesia, di pura follia, Perrelli racchiudeva, nel bene e nel male, le caratteristiche di un aristocratico, magari un po’ campagnolo, dell’ottocento.

I cavalli di Monsignor Perrelli non tradisce i canoni del teatro napoletano mettendo insieme recitazione e musica. Perfetta la scelta di proporre brani dimenticati della tradizione partenopea come Funtana a l’ombra, Mmiez’ ‘o grano, Presentimento e Luna Nuova, eseguite da Luigi Bignone ed Enrico Vicinanza. 

Peppe Barra si racconta

A fargli da saggio contraltare, la sua fedele perpetua Meneca, interpretata dallo stesso Barra, un concentrato del teatro napoletano: «Tutto quello che faccio adesso – ha affermato Barra – lo devo anche agli anni trascorsi insieme alla Nuova Compagnia di canto popolare di Roberto De Simone che mi ha aperto tantissime strade da conoscere, piccoli cassetti da esplorare nel mondo popolare e con queste mie scoperte ho potuto poi, con rimaneggiamenti e valutazioni, vivere fino adesso con quella cultura».

«Napoli l’ho amata e l’amerò sempre – ha detto ancora -  perché Napoli è Napoli. Mi ha fatto diventare quello che sono, con tutta la sua cultura misterica, segreta. È il mistero che mi affascina di più di Napoli».

Barra mostra con ancora una volta di essere in possesso di una genialità creativa senza pari. Si annulla al cospetto di Meneca, dal cui personaggio entra ed esce quasi a volerlo guardare dal di fuori; diventa irresistibile nella sua comicità sottolineata dai doppi sensi nel monologo in cui spiega la ricetta del bucchinotto, durante il quale interagisce con il pubblico.

Il feeling con Trampetti

E sul feeling con Trampetti ha detto: «È un rapporto particolare che dura da 50 anni – ha detto sorridendo - e neanche un matrimonio dura così tanto. È un divertimento reciproco tra di noi, ma soprattutto ci lega molto la memoria ed è importante per un partner artistico. Con il passare degli anni si perdono gli amici, i familiari e quindi si perde il filo della memoria, ed è molto triste».

Lo spirito fanciullesco

Raccontando il suo teatro, Peppe Barra ne rimarca lo spirito fanciullesco che spera possa conservarsi nel tempo. «In questa commedia – ha spiegato – anche se il dialogo avviene tra due persone anziane, il pubblico si accorge che si tratta di due bambini e questo è molto bello ed io spero tanto che i miei lavori anche in futuro rimangano sempre con questo sogno infantile, alla Peter Pan».