Ha avuto un importante successo l’iniziativa, “Donne in cerca di guai”, nella splendida dimora storica "Giostra Vecchia" nel centro storico di Cosenza, di proprietà della famiglia Lorenzon che da circa un anno l’ha messa a disposizione per organizzare eventi culturali. Un’operazione che ha acceso una luce nel buio desolante della parte antica della Città dei Bruzi, una delle città più antiche della Calabria. Per iniziativa della signora Rosa Lorenzon, si e dato vita all’associazione culturale "La Giostra", che intende lavorare per promuovere la cultura da tutti i punti di vista.

Così l’iniziativa dell’altro ieri "Donne con cerca di guai", coordinata da Franco Laratta, ha visto la partecipazione di un pubblico folto e particolarmente attento (per lo più al femminile). In tanti ad assistere al racconto di storie diverse fra loro, ma tutte molto interessanti, raccontate attraverso tre libri, scritti con garbo ed eleganza come solo una donna sa fare. È il caso del libro “Oltre l’armatura” della giovanissima dottoressa in medicina, Rosy Andracchio di Strongoli, che a 24 anni, non appena laureatasi all’Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro, nel pieno della prima ondata di Covid viene catapultata all’interno dell’Usca, Unità Speciali di Continuità Assistenziale, dell’ASP di Crotone. Una sorta di Pronto intervento Covid nel territorio. Una risposta ai casi di contagio che venivano segnalati in piena pandemia. In quelle settimane di totale isolamento, una ragazza, unica donna del gruppo, ha prestato servizio girando in lungo e largo nelle aree interne della provincia di Crotone, nel tentativo di dare risposte, di decidere il da farsi in un momento in cui nessuno aveva risposte e nessuno sapeva che cosa fare.

L’ha fatto con coraggio e determinazione, la giovanissima dottoressa Rosy Andracchio. Lavorando anche 12 ore al giorno, senza mai una pausa. Oggi è un medico di famiglia nel comune di Strongoli, dove mantiene viva la passione per la medicina, una passione per la vita. Stesso periodo, sempre all’interno della crisi pandemica. Il racconto nel libro “Occhi che abbracciano” di Grazia Ciappetta. Siamo a Cosenza, Grazia, originaria di Cassano Jonio ma residente a Mendicino, racconta la sua esperienza. Lei si occupa di altro nella vita, essendo impegnata soprattutto dell’arte della danza, ma ha sempre lavorato all’interno di un’associazione di volontariato che segue gli ammalati e da sollievo e risposte a quelli che hanno più bisogno. Nel libro racconta tanti  episodi, alcuni particolarmente commoventi, all’interno della struttura ospedaliera di Cosenza, nel pieno del caos della prima ondata di Covid. Lei ha fatto da trait d'union tra i pazienti ricoverati e i familiari all’esterno, impossibilitati ad entrare in ospedale. L’obiettivo è stato quello di dare notizie, informazioni, certezze.

Anche rispondendo alle tante domande e alle diverse esigenze. L’ha fatto con spirito di sacrificio, ovviamente con tanta paura, ma con la voglia di fare la propria parte, nel suo piccolo, all’interno di un sistema che era completamente allo sbando. La terza donna ha raccontato un’importante storia scaturita da una ricerca storica durata 20 anni. Lei è Silvana Naccarato, una vita all’interno della pubblica amministrazione, anche con ruoli da dirigente presso la provincia di Cosenza. La dottoressa Naccarato, laurea in Lettere Classiche all’Università Federico II di Napoli, ha pubblicato in passato alcuni testi storici di particolare interesse. Poi dopo anni di ricerche ha pubblicato “Storia di famiglia. I Montemurro di Cellara. I de Gattis di Lattarico”, Luigi Pellegrini Editore.  Il libro rivela quelle vicende familiari che si nascondono tra le pieghe della storia.

Indagando la peculiare epopea della sua famiglia, l'autrice tratteggia con grazia e curiosità lo spirito del tempo. L’obiettivo ricostruire la storia della sua famiglia che si è distinta soprattutto per importanti azioni di solidarietà, rispondendo ai bisogni di tanta gente. Il tutto raccontato in punta di piedi, con tanta cura e ammirazione. L’occasione della presentazione dei tre volumi è stata utile anche per presentare l’associazione la Giostra, voluta da Rosa Lorenzon con tutti le socie presenti all’iniziativa.

Anche in questo caso l’obiettivo è fare cultura, ritrovarsi, discutere, proporre, con la Dimora storica Giostra Vecchia al centro dell’attenzione, un palazzo bellissimo che ritorna nella scena di un centro storico che perlopiù è abbandonato, e fa tanta tristezza. Aprire le porte, laddove possibile, di case e palazzi, metterli a disposizione di chi sa cosa fare, significa anche dare e restituire un’anima a questa parte antica della città nobile, imponente, ma decadente. Il coraggio della signora Lorenzon è stato quello di osare e di riaprire le porte di una storia importante, perché anche solo ammirando gli interni di questo palazzo, si prova una forte emozione. Il passato vive ancora. E insegna.