VIDEO | Domenico Iannantuoni è nel comitato che si occupa della divulgazione dei suoi progetti. I brevetti furono usati negli Usa e in Inghilterra
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A lui si deve la costruzione del primo ponte pensile realizzato in Italia, il “Real Ferdinando” sul Garigliano, in doppia catena in ferro fuso sospesa a quattro piloni in stile neoegizio. Parliamo di Luigi Giura, ingegnere nato a Potenza nel 1795 e morto a Napoli nel 1864.
Luigi Giura: Calabria, cuore d’acciaio
Lo scheletro dell’opera fu realizzato grazie al pregiatissimo acciaio che veniva prodotto a Mongiana, Calabria, all’epoca il cuore d’acciaio del Paese, che in seguito perse forza e importanza cedendo lo scettro industriale al Nord. Adesso, grazie all’opera del comitato Luigi Giura, che da anni si impegna a promuove l’enorme portata delle opere dell’ingegnere di Stato del Regno delle Due Sicilie, la storia di Giura rivede la luce nella giusta prospettiva. A raccontarne è l’ingegnere Domenico Iannantuoni, che da molto tempo studia le carte ritrovate che svelano i segreti della grande avventura del ponte sul Garigliano.
«Fu tra i più grandi del suo secolo – racconta – eppure, ancora oggi si ignora quanto Giura riuscì a rivoluzionare la tecnica. La sua opera venne definita “impossibile” ed è diventata, invece, un capolavoro. Grazie al suo intuito costruì quel ponte con costi irrisori usando progetto, materiali, imprese e professionisti del Regno delle Due Sicilie».
Luigi Giura, il brevetto volò da New York a Londra
Un traguardo che avrebbe dovuto lanciare definitivamente il Sud Italia nell’Olimpo e che per ragioni storiche accertate, invece venne lasciato nell’oblio. «Ci troviamo davanti a un’opera d’ingegneria assolutamente unica nel suo genere e che dovrebbe trovare il giusto spazio, non solo sui libri di storia dell’arte e sulla manualistica di settore – spiega Iannantuoni -. Come comitato siamo riusciti attraverso il Mibact ad avere l’incarico per poter gestire questo ponte. Ho organizzato con il rettore dell’Università di Napoli e con le Università di Milano e Bergamo, un accordo con la Regione Calabria».
Quel ponte fece scuola e nonostante lo scetticismo iniziale, dimostrò di essere un progetto quasi ineguagliabile. «A New York il ponte Scarborough e quello di Londra sono stati costruiti sul brevetto di Luigi Giura che lo mise a disposizione di tutto il mondo. L’invenzione di Giura risolse il problema delle vibrazioni di primo e secondo grado e scongiurò il rischio crolli».
Quando si parlava del Ponte sullo Stretto
Un lavoro incessante, quello del comitato, che riporta a galla anche un aspetto industriale della Calabria semisconosciuto.
«Mongiana fu abbandonata e venduta da un garibaldino per poche lire e tutto lo sviluppo dell’industria dell’acciaio andò a Brescia che aveva solo piccoli fabbri e non le grandi capacità industriali della Calabria. Un peccato».
A quell’epoca si parlava già del ponte sullo Stretto. «Durante l’Unità d’Italia i tecnici visitarono il ponte sul Garigliano e rivolti a Giura, che era diventato ministro dei lavori pubblici sotto Garibaldi, chiesero: “Si potrebbe fare il ponte sullo stretto di Messina?” e la risposta di Giura fu: “Oggi no, non abbiamo ancora la tecnica, servono torri da 400 metri che non possiamo costruire, ma domani…”.