La Notte delle stelle

«Puntare sulle minoranze linguistiche: è il vero segreto per far rinascere la Calabria»: il messaggio di Nino Spirlì

Il Commissario della Fondazione grecanica ed ex presidente della Regione commenta la Notte delle Stelle, l'evento di Bova targato Diemmecom: «Una bella lezione di vita»

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di Franco Laratta
9 ottobre 2024
10:28
Nino Spirlì
Nino Spirlì

Commissario della Fondazione grecanica e già presidente della Regione, anche Ninò Spirlì è intervenuto per commentare il successo della Notte delle Stella, l'evento targato Diemmecom organizzato a Bova.

Da Bova sono partiti segnali forti per la Calabria. Due giorni interi con tutte le minoranze linguistiche e culturali della Calabria è la prima volta che accade.
«Ed è un ottimo inizio! Puntare, finalmente, l’attenzione sulle Identità culturali, linguistiche e sociali, sarà il segreto per la preparazione all’avvenire. Avere un punto fermo, dal quale dare inizio al nuovo Risorgimento della nostra terra è una bella lezione di vita, dopo anni di fuga irresponsabile e “analfabeta”, nel vero senso della parola»


Nelle varie iniziative culturali che si sono tenute è emerso come dal nostro passato possono venire risposte importanti per costruire il futuro dei nostri borghi, a tutela delle nostre più antiche tradizioni.
«Direi, delle proposte importanti. Proposte concrete. Dalla storia al domani.»

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È partito anche l’appello alla scuola e alle università per essere partecipi su questo versante, perché le lingue delle minoranze storiche e anche i dialetti devono essere studiati, analizzati e vissuti per mantenerli in vita.
«I dialetti sono, in realtà, lingue locali, molto più ricche degli idiomi importati e recitati senz’anima. Noi abbiamo mescolato parole estere, senza riflettere sui danni che stavamo provocando alla nostra vita quotidiana… la scuola deve rinnovarsi, facendo dei corposi passi indietro»

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In Calabria è in atto un devastante spopolamento. Niente sembra fermare il fiume di ragazzi che lascia la propria terra in cerca di altro, ma altrove. Si può e si deve fare qualcosa. Eppure regna il silenzio.
«Molte regioni, ricche di borghi interni, vivono lo stesso dramma. Molto spesso non sono i giovani che vorrebbero partire, ma i loro genitori li “usano” come strumenti di presunta emancipazione sociale: più lontano mandi i figli a studiare, più evidente è lo status raggiunto. Peccato che, invece, il segreto stia proprio nel godere delle ricchezze enormi dei nostri territori. Poi, partiti loro, arrivano gli esteri a colonizzare e sfruttare”.

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