Francesco Ciardullo vi sorprenderà. E anche tanto. Nelle sue foto predilige la spontaneità e la naturalezza. La sua è una fotografia immediata, semplice, che emoziona. Stupisce per i colori, per il calore, per la profondità.

È appena stato pubblicato per Rubbettino, il libro che raccoglie i fantastici scatti di Francesco: “La Sila. Il piacere della lentezza”. Francesco ha cercato e trovato degli scenari, dove la natura insieme al lavoro dell’uomo mostrano una sublime convivenza. «Questi luoghi seguono una linea ben specifica che è quella della speranza, della rinascita, del mutamento sinonimo di evoluzione. Un racconto di diverse giornate nelle terre silane, a caccia di ciò che il tempo non mi aveva mai offerto prima».

Nelle foto dei panorami della superba Sila, Francesco non toglie e non aggiunge nulla. La montagna appare così com’è. E l’azzurro del cielo si riflette naturalmente nel verde incontaminato dei prati dell’Altopiano. Non troverete mai una posa scontata nei suoi scatti, niente di costruito o già visto.  Più che un fotografo, Ciardullo è un documentarista, un pittore della natura, un regista delle scene più calde.

E poi è un interprete della bellezza del paesaggio, che cattura con una semplicità disarmante. I suoi occhi vedono il bello nel naturale, ma prima che esso accada, prima che si manifesti negli occhi di tutti. Lui lo vede un istante prima, lo cattura al volo, lo immortala e lo rende perenne.

Ogni foto è uno studio, una ricerca lenta e approfondita. Ogni foto è un dipinto, uno spettacolo di colori, un’illusione reale. In un istante, Francesco fissa un attimo in un tempo infinito. Così la fotografia sembra non esistere più, perché è così vera, così viva, così reale. Più che una foto, sono i suoi occhi che raccontano, che trasmettono emozioni, che restituiscono purezza.

Questo è il giovane calabrese Francesco Ciardullo, nato a Cosenza il 26 aprile 1993. Una laurea in Scienze della comunicazione all’Università della Calabria con una tesi dal titolo: “Siamo tutti fotografi? Instagram e la mobile photography”. Nel 2019 consegue la laurea magistrale in Comunicazione e tecnologie dell’informazione con una tesi di laurea dal titolo: “La maschera del desiderio: la fotografia di moda”.

Scrive il professore Alessandro Canadè nella prefazione al libro raccolta delle sue più belle foto: «Sono paesaggi da guardare quelli di Ciardullo. Paesaggi cinematografici che fanno tornare alla mente gli spazi sconfinati della frontiera americana, che il cinema e la fotografia statunitense ci hanno tante volte restituito. La stessa composizione dell’immagine si muove in questa direzione: Ciardullo predilige infatti una composizione classica, in cui il quadro risulta equamente diviso tra cielo e terra, oppure, nelle immagini che più direttamente richiamano la tradizione cinematografica americana classica, è il “Grande Cielo” a dominare».

Scrive Ciardullo: «La fotografia può avere su di noi l’effetto di un profumo, un sapore particolare perché esperienza e memoria sono intrecciate tra di loro. Così come quando degustiamo un vino e sentiamo lì dentro un odore che ci riporta in mente un qualcosa che solo noi riusciamo a percepire, legato per esempio ad un ricordo della nostra adolescenza. Basti solo pensare che nessun posto potrà mai avere l’odore di casa nostra. Ed è anche molto difficile se non impossibile descriverlo a qualcun altro. Non a caso il verbo “ricordare” deriva dal latino recordari, che racchiude in sé la parola cor, ossia cuore in quanto i Romani erano convinti che la memoria risiedesse nel cuore».

Per poi concludere: «La Sila non è più solo la Sila quando riesce a sintonizzarsi sulle intermittenze del nostro cuore, unire i nostri ricordi del passato al presente e divenire memoria per il futuro. Una foto per me non è solo una stampa, ma anche una finestra a cui affacciarsi, per vedere, sì un po’ del mio mondo, ma soprattutto il proprio».