Uno sbarco e un tuffo. Un esordio e un ritorno. Così “Semidei” (qui il trailer), docufilm sui Bronzi di Riace chiude un cerchio nell’azzurro mare d’agosto. Lo sbarco è quello a Venezia, dove è in corso la Mostra del Cinema, che accoglierà, in anteprima, la proiezione il prossimo 6 settembre (alle 13:30 e alle 21) nella sezione “Giornate degli autori”. Il tuffo, invece, è quello del sub romano, Stefano Mariottini, che mezzo secolo dopo si calerà, davanti alla macchina da presa, nello stesso mare di Riace che gli cambiò la vita nell’estate del 1972.

Non è stato facile, dicono, convincerlo a parlare di quell’esperienza affrontando davanti all'obiettivo le stesse onde, diventate un’invincibile macchina del tempo per lui che, in Calabria, doveva essere solo di passaggio. Alla fine Mariottini ha deciso di esserci, parlare, regalare il suo sguardo ancora a quell’orizzonte.

Dopo una lunghissima attesa, dunque, e un anno di silenziosa post produzione, “Semidei” sceglie una vetrina di lancio internazionale, la Laguna, prima di essere consegnato allo sguardo del pubblico in sala.

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Prodotto da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra per Palomar Mediawan, realizzato con il sostegno della Regione Calabria e della Fondazione Calabria Film Commission, l’opera vede alla macchina da presa Fabio Mollo e Alessandra Cataleta che dispiegano in immagini il soggetto scritto da Armando Maria Trotta, Giuseppe Smorto, Massimo Razzi e dallo stesso Mollo. Un manifesto alla pace e all’integrazione, questo il messaggio che naviga a pelo d’acqua in un’opera che non fa solo una ricostruzione certosina della vicenda nota, ma si apre a ventaglio inglobando tanti elementi: il viso di Carlotta - di padre senegalese e madre calabrese - che raccorda il presente al passato remoto, gli occhi del giornalista Michele Albanese ancora sotto scorta per sue inchieste sulla 'ndrangheta, il dolore delle famiglie ucraine, costrette a schivare i proiettili che gli fischiano sulla testa. Dai moti di Reggio, al naufragio a Steccato di Cutro, la sottile linea rossa unisce le storie con la Storia e si intreccia all’emozione di una scoperta che ha richiamato milioni di persone da tutto il mondo, abbagliate dalla bellezza di due statue uniche nel loro genere che suscitano la meraviglia in tante declinazioni.

Cinquant’anni sono già trascorsi da quelle prime immagini un po’ a colori e un po’ in bianco e nero, quando le acque di Riace svelarono i guerrieri, rimasti sepolti dalla sabbia dei fondali per più di duemila anni, restituendoli alla luce del sole. Partendo da quel giorno, il documentario si dipana tra i racconti di chi c’era e i calanchi a Palizzi e Riace, la fiumara di Amendolea, il borgo fantasma di Roghudi e il mare azzurro che abbraccia i tesori e sa mantenere i segreti.