La consigliera regionale di Calabria in Rete: «Bisogna fermare l’onda d’urto che si sta abbattendo contro gli interessi del Mezzogiorno»
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«La chiusura di sei scuole di specializzazione della facoltà di medicina dell’Università Magna Grecia di Catanzaro è l’ennesimo colpo inferto alla Calabria con la complicità, se non con la diretta partecipazione, del governo Leghista con al seguito i Cinque Stelle». E’ quanto sostiene la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco secondo la quale: «Non si può restare inerti. Chiudere ben sei scuole di specializzazione di area sanitaria vuol dire minacciare il presente e il futuro del sistema-regione e, al contempo, negare ai giovani calabresi di crescere, formarsi e operare nel proprio territorio. Vuol dire negare la possibilità ai nostri giovani di completare la propria formazione specialistica nell’unica facoltà di medicina presente in Calabria: un disastro».
Tutto questo, a giudizio della consigliera regionale, non è accettabile: «E a parte l’indignazione generale, ampiamente giustificata se consideriamo (sull’intera sfera - socio sanitaria) l’atteggiamento prevaricatorio del governo Legastellato rispetto ai poteri costituzionali della Regione che si traduce dopo 10 anni di commissariamento in ulteriore confusione a scapito del diritto alla salute dei cittadini, occorre far sentire la voce della Calabria nella maniera istituzionale, politica e sociale più ampia, partecipata ed efficace», aggiunge. L’idea è quella di indurre il ministro dell’Istruzione e della Ricerca Marco Bussetti a sospendere ogni decisione e di approfondire prima di procedere: «In tal senso, sono certa che il Consiglio regionale lunedì prossimo non mancherà di esprimere disapprovazione unanime su quanto sta accadendo e l’invito istituzionale rivolto alla politica, alle istanze culturali e sociali, alle associazioni imprenditoriali e alle organizzazioni professionali, perché si faccia squadra».
«Abbiamo il dovere di adoperarci - finisce Flora Sculco - utilizzando ogni strumento per fermare l’onda d’urto che si sta abbattendo (incluso il regionalismo differenziato) contro gli interessi generali del Mezzogiorno, la sua identità, la sua storia e il suo diritto costituzionale a sviluppare i propri punti di forza dentro la cornice unitaria ed europea».
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