Apprendere attraverso il servizio. È questo l’obiettivo del progetto “Successo formativo e cittadinanza attiva”, presentato all’Università Mediterranea e che coinvolge non solo l’ateneo reggino, ma anche l’Ufficio scolastico di Reggio Calabria. 

 

L’iniziativa prende le mosse dall’episodio, avvenuto a Gioia Tauro, in cui un gatto fu maltrattato e ucciso dall’intervento di un collaboratore scolastico. Il fatto destò scalpore. E da una chiacchierata informale fra il questore reggino Maurizio Vallone e il dirigente dell’ufficio scolastico Maurizio Piscitelli, nasce il progetto. Ad ospitare la presentazione dell’evento è l’Università reggina, con il suo rettore, Santo Marcello Zimbone, che rimarca come sia fondamentale, per lo stesso ateneo, realizzare iniziative in città, con un numero «cresciuto a dismisura negli ultimi tempi. Lo facciamo con piacere – sottolinea Zimbone – perché credo che si stia sviluppando un unicum in quanto riusciamo ad organizzare eventi in tempo reale. Qui si ravvisa una collaborazione nel verso senso della parola, che facilita il superamento di alcuni ostacoli». 

 

Particolarmente soddisfatto il dirigente dell’ufficio VI Area territoriale di Reggio Calabria, Maurizio Piscitelli, il quale, ricordando il debito di gratitudine che deve essere riconosciuto ai carabinieri «che hanno gestito l’operazione da cui ha preso le mosse il progetto», ammette come l’idea sia nata da una conversazione casuale avuta con il questore di Reggio Calabria, Vallone. «C’è una parola che nel progetto ricorre spesso, ed è rispetto. Una parola che in Calabria può assumere un significato particolare. Ma rispettare significa guardare indietro, interrompere la nostra corsa, fermarci e riflettere». Il consiglio agli alunni è chiaro: «Prima di precipitarsi, occorre sempre mettere a fuoco prima la situazione». Il dirigente ha poi illustrato la sostanza del progetto coordinato dalla dirigente scolastica Anna Maria Cama: «Sono due percorsi: uno formativo dedicato alle scuole e basato sulle regole elementari di convivenza civile. E poi un concorso per gli studenti dal titolo “Adotta un fatto”, ideato sempre dal questore”». Il comandante provinciale dell’Arma, Giuseppe Battaglia, pone in luce un aspetto molto interessante: «Noi – spiega – siamo intervenuti su due fronti, da una parte sulla vicenda riguardante il fatto, dall’altra su quella concernente la negativa reazione del web, dove in tanti hanno insultato e minacciato la persona che aveva fatto l’intervento. Non bisogna passare a maniere irrispettose, ma mantenere sempre l’equilibrio. E quale migliore occasione della scuola». 

 

A porre l’accento sull’importanza di formare i futuri insegnanti è il direttore del Dipartimento Digies della Mediterranea, Massimiliano Ferrara, il quale riconosce all’università un «grande ruolo di formazione dei nostri ragazzi. Chi ha avuto l’intuizione di puntare su Scienze della formazione, ci ha visto giusto», chiosa Ferrara. 

In conclusione è il turno del questore, Maurizio Vallone, il quale sottolinea che «la tortura e la morte di un gatto forse non avrebbero avuto alcuna enfasi mediatica se l’episodio non fosse accaduto in un luogo protetto come la scuola e se non ci fosse stato qualcuno a riprendere il tutto. Non era tanto importante che fosse avvenuto ad un gatto – chiarisce il questore – ma che qualcuno avesse ripreso la situazione mandando le immagini in un circuito. Da diversi anni assistiamo ad atti di bullismo nelle scuole, con vittime pure ragazzine ritratte in scene sexy, a volte solo per voyeurismo. C’è una mancata comprensione del disvalore che arriva sino alla violenza nei confronti della persona più debole. Se riusciamo ad insegnare ad avere più rispetto, faremo un passo in avanti. La scuola non è solo imparare il latino, ma soprattutto imparare ad essere buoni cittadini, rispettare le leggi e il prossimo».