Molte comunità si avvicinano alla tradizione popolare per scavarla dalle radici e trasformarla nelle ramificazioni, per parlare ai giovani con un linguaggio appropriato, accettato, condiviso e con la stessa grande voglia di sentirsi partecipi e fieri della propria “arbëreshità”. Il patrimonio culturale, musicale che li accompagna dall'infanzia alla maturità, nel gioco, nel lavoro, nei riti, nella quotidianità, ma soprattutto nella festa quale celebrazione ed espressione della comunità, non va dimenticato. Si tratta di un’emergenza sociale che vede protagoniste le nuove generazioni, responsabili del futuro di questa minoranza.

Leggi anche

A tal proposito San Benedetto Ullano mostra la sua resilienza attraverso la fondazione di un gruppo folk. Ivia Tavolaro insieme alla sua collega hanno deciso di dar vita a un gruppo formato da giovani, circa 35 bambini di un’età compresa tra i 5 e i 12 anni. Le attività comprendono sia lo studio del canto sia dei balli, attraverso un incontro  settimanale.

«Dopo tanto tempo abbiamo deciso di formare un nuovo gruppo. La speranza è quella di tentare attraverso i bambini di salvare la nostra cultura» - afferma Tavolaro. Sono le attività che permettono di avvicinare i giovani al mondo arbëresh, stimolando la loro curiosità nel porsi domande. Indirettamente attraverso i canti si inizia a far conoscere la lingua, prima attraverso i testi e poi attraverso termini di uso quotidiano. Non può mancare l’utilizzo dell’abito tradizionale indossato in occasioni speciali come in occasione della celebrazione delle Vallje a Civita.