L'evento si svilupperà su tre giorni, 3, 4 e 5 agosto e ha come obiettivo primario quello di far riscoprire alle persone il piacere di ritrovarsi
Tutti gli articoli di Cultura
PHOTO
Lamentarsi costituisce in Calabria un’ontologia, uno scandire del tempo. Il lamento assolve a una funzione comunicativa, è esercizio di redenzione e assoluzione delle coscienze; è propulsore di energie nell’esatto momento in cui canta la materia inerte, morta. Si lamentavano i nostri avi greci e quelli romani, gli scrittori medievali nelle lamentationes, i provenzali coi loro planh e poi quelli italiani coi loro pianti. Ma anche i francesi nei cahiers de doléances e il padre della letteratura inglese nei numerosi complaint. Nella Bibbia c’è addirittura un intero libro dedicato alle lamentazioni. A ben vedere, il lamento accompagna le vite di tutti, a ogni latitudine e in qualsiasi periodo storico. Sin dal nome, il Festival del Lamento sottolinea e prende in giro una delle caratteristiche dei calabresi, ma vuole anche provare a superarla attraverso la condivisione e l'aggregazione comunitaria. Si svilupperà su tre giorni, 3, 4 e 5 agosto 2023 e ha come obiettivo primario quello di far riscoprire alle persone il piacere di ritrovarsi.
Il programma
Due mattinate saranno incentrate sulla condivisione delle esperienze di lavoratori creativi calabresi (il 4 alle 11:00) che a partire dalle proprie passioni si sono inventati una professione in Calabria, Massimo Sirelli, Adele Murace, Mario Vitale, Francesca Tropea e altri, e dei collettivi e festival calabresi (il 5 alle 11:00) che stanno immaginando una nuova regione, La Rivoluzione delle Seppie, Trame, Color Fest, Sonati Vicinu, Hyle e altri. Per il 3 alle 18:00 è previsto il panel incentrato sul naufragio di Cutro (con Sara Giudice di Piazzapulita-La7, con Vincenzo Voce - Sindaco di Crotone e Manuelita Scigliano – Associazione Sabir), a cui seguirà la presentazione del libro Baba di Mohamed Maalel (Accento Edizioni), storia di immigrazione e integrazione; il 4 allo stesso orario una riflessione sui paesi che non sono borghi e i nuovi modi di abitare le aree interne (con Domenico Cersosimo – Economista, Marco Signoretta – South Working, Michela Cutellè – Visionary, Angelo Carchidi – A di Città). A seguire i Lou Palanca presentano Ti ho vista che ridevi, storia di emigrazione e integrazione. Si chiuderà il 5 alle 18:00 con una lectio magistralis sul Lamento tenuta dall’antropologo culturale Fulvio Librandi, a cui seguirà tavola comunitaria.
Un momento di aggregazione
Il Festival del Lamento vuole offrire a Soveria Mannelli, nella pre Sila Catanzarese, una casa a quanti sentono impellente il bisogno di lamentarsi, vuole farsi aggregatore e propulsore del lamento, per smontare il mito della società basata sull’arrivare e sul farcela anche a costo di lasciare indietro chi parte da una condizione di svantaggio e che, magari, lamentandosi sta chiedendo aiuto. L’iniziativa intende aggregare lamentazioni private e trasformarle in pubbliche, permettendo di scoprire che poi, in fondo, il lamento è connaturato all’animo umano e che, a volte, parlando, ragionando, incontrandosi si può trovare la soluzione o, forse meglio, la compassione. In ultima analisi, il Festival del Lamento è la casa delle persone che da sole non sembrano granché ma che insieme diventano qualcosa di nuovo.