Rientra nel Sistema Museale dell’Università della Calabria. L’allestimento è stato curato dall’Associazione Verde Binario. Centinaia i reperti in esposizione, dagli ingombranti calcolatori degli anni sessanta ai personal computer di inizio millennio
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Nel Museo Interattivo di Archeologia Informatica dell’Università della Calabria sono confluite le apparecchiature obsolete in dotazione all’ateneo ed impiegate in uffici e laboratori, ma anche le attrezzature elettroniche ed i primi videogiochi che hanno accompagnato gli adolescenti negli anni ottanta e novanta. Un patrimonio utile a scandire i tempi di evoluzione dell’era dei computer, dagli ingombranti calcolatori ai sofisticati software contemporanei, raccolti con un lavoro certosino dall’Associazione Verde Binario, cui l’Unical ha affidato la gestione degli spazi.
La cerimonia inaugurale
La cerimonia inaugurale è stata preceduta da una conferenza di presentazione del progetto, presieduta dal rettore Nicola Leone, alla quale ha partecipato tra gli altri Fabio Bruno, presidente del Sistema Museale dell’ateneo di Arcavacata. L’area del MIAI è ospitata nei sotterranei dei locali dell’ex Cud, in Via Cavour a Rende. «Siamo riusciti a ricavare un laboratorio di restauro dei reperti informatici e per la riqualificazione di computer con software di libero accesso da donare a chi ne fa richiesta – ha detto al nostro network Irene De Franco, presidente di Verde Binario - La prima donazione concordata dal CdA dell'Unical nel 2003 arriva dall'ex centro di calcolo. Successivamente quasi tutti i dipartimenti dell'Università hanno donato dei materiali in seguito a delle richieste a cui siamo stati dietro come dei mastini. Il pezzo più vecchio risale alla fine degli anni ‘60 ed abbiamo avviato delle collaborazioni anche con altri musei, per esempio lo ZKM, il Centro per l'arte e la tecnologia dei media di Karlsruhe, e con altre realtà analoghe. Inoltre sviluppiamo ricerca nel restauro dei beni informatici di interesse storico».
Un’azione di pace
In fase di predisposizione un calendario di apertura al pubblico degli spazi, che saranno visitabili «con un modico contributo destinato alla manutenzione del materiale, tenendo conto – ha aggiunto Irene De Franco – del valore che l’associazione ha sviluppato nel tempo acquisendo competenze di tipo interdisciplinare. Ci teniamo a dire – ha concluso la presidente di Verde Binario - che costruire musei è un’azione di pace in contrapposizione agli eventi che ci circondano. Inoltre, siamo convinti che preservare queste attrezzature e raccontarle alle generazioni future possa allenare ad una corretta interazione uomo-macchina, quella in cui l'utente non era soltanto un utente, ma una persona che era invitata a mettere le mani dentro schemi elettrici e circuiti».