Come ogni anno il secondo sabato di settembre Reggio Calabria onora la Madonna della Consolazione. Un momento fondamentale per l’intera comunità quello della processione vissuto a pieno nei valori della religiosità. In migliaia, giunti anche dalla provincia, dalla vicina Sicilia e da molte zone della Calabria, infatti hanno accompagnato la sacra effigie portata in spalla dalla basilica dell’Eremo da ben 110 uomini devoti che a turno si interscambiano fino ad arrivare al Duomo. Qui  il quadro potrà essere ammirato fino all’ultima domenica di novembre per poi far ritorno all’Eremo. Tra i portatori, cuore pulsante della processione, anche il il 97enne Giovanbattista Gangeri uno dei portatori più anziani, ma soprattutto tra i più fedeli. «Oggi è sempre viva Maria- dice fiero alla nostra testata. È la mia mamma la Madonna. È da una vita, che sono con Lei.  Mi vuole bene la Madonna che ancora mi tiene qui con Lei».

Il culto sacro dell'Avvocata del popolo

Un culto, quello di Maria l’”Avvocata del popolo”, a cui i reggini sono profondamente legati fin dal 1636.  Il dipinto, che oggi viene portato in processione, è opera del reggino Nicolò Andrea Capriolo, che lo realizzò nel 1547. Nel 1532, infatti, i frati Cappuccini si trasferirono presso l'attuale Basilica dell'Eremo, dove al tempo sorgeva una piccola cappella dedicata proprio alla Madonna della Consolazione, con all'interno una effigie di piccole dimensioni della Vergine. Fu il nobile Camillo Diano, vista la realizzazione di una nuova chiesa del Convento, a commissionare al Capriolo la realizzazione di un nuovo quadro, di dimensioni maggiori, con raffigurati anche san Francesco e sant'Antonio. La tradizione poi si consoliderà alla fine del Cinquecento quando un terribile pestilenza flagellò la città dello  Stretto. Si racconta che al frate cappuccino Antonino Tripodi, in preghiera devota di fronte al quadro, apparve proprio la Madonna che annunciava la fine dell'epidemia. Ne seguì un pellegrinaggio collettivo del popolo reggino, che si recò in massa alla Basilica dell'Eremo per ringraziare la venere Maria. Gli eventi tragici, però si susseguirono come il terremoto che nel 1693 colpì la Sicilia, e risparmiò Reggio Calabria aumentò ancora di più il legame con il sacro Cuore di Maria. La popolazione ringraziò la Beata Vergine così come il Comune che donò due corone d’argento e un velo di raso amaranto, colore ufficiale della città.

Morosini: «Salvate l’Hospice» 

Un appello, ma anche un monito alle Istituzioni, quello lanciato dall’Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini il quale nel suo discorso alla cerimonia della “Consegna” del quadro alla città ha invitato il popolo reggino a pregare per i sofferenti e i malati terminali che hanno bisogno di non essere lasciati soli in questo loro ultimo tratto di strada in questo mondo. «A loro bisogna garantire non solo quelle cure necessarie perché le loro sofferenze siano alleviate, ha dichiarato, ma soprattutto quel conforto e quella consolazione che tutti noi vorremmo avere in un momento così drammatico. Ai reggini, ai poltici presenti, a tutto il mondo delle Istituzioni sanitarie l’arcivescovo ha implorato con il cuore di salvare l’Hospisce di “via delle stelle “, il centro di cure palliative a rischio chiusura per i mancati pagamenti da parte dell’Asp. «Noi abbiamo in città un bene grande, ha sottolineato Morosini, che solo chi ne ha potuto usufruire l’aiuto, lo ha apprezzato. Mi riferisco all’Hospice, che dobbiamo sostenere in questa opera preziosa di consolare le persone in viaggio verso l’eternità.  Chiedo umilmente alle Istituzioni di trovare una definitiva soluzione che garantisca a tale opera di continuare ad erogare i suoi servizi. È un bene troppo grande, non ci possiamo permettere di perderlo».  Ai cittadini poi, l’Arcivescovo  ha invocato la tutela della vita bandendo eutanasia e suicidio assistito nel nome della valori cristiani. «Come cristiani, dinanzi alla Vergine della Consolazione, ha chiosato Fiorni Morsini, dobbiamo moralmente opporci a quella cultura di morte, che sta tentando in tutti i modi di imporci l’accettazione della legittimità dell’eutanasia e del suicidio assistito. La Madonna della Consolazione- ha concluso- è qui per distribuire un conforto nel segno della difesa della vita umana e non nel segno della morte procurata. Un vero Stato di diritto deve garantire la cure palliative per tutti e non deve incentivare la morte di nessuno».

Dal sacro al profano in poche ore

Dopo il sacro, il profano in città non manca così come dopo la processione non sono mancate sulle tavole dei reggini le famose frittole di maiale che oltre a rappresentare un piatto della nostra tradizione culinaria in riva allo  Stretto assume anche il sapore di festa, condivisione, socialità. «Non esiste festa Madonna senza frittole- ci dice il titolare di una macelleria in centro- è imprescindibile. Certo prima viene sempre la nostra “Avvocata”, ma poi ci sono loro che sono il simbolo della festa di Reggio». Appuntamenti che anche quest’anno i reggini terranno stretti nelle loro anime, nei loro cuori, e perché no? Anche nel palato.