Dalla collaborazione artistica tra Pierluigi Virelli e Giancarlo Paglialunga, un lavoro autoriale dedicato a questa parte del Mediterraneo. Una tessitura musicale ed etnografica che rende giustizia a musica e tradizioni della costa magnogreca
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I palcoscenici italiani ed europei dove la world music è di casa si stanno preparando ad accogliere un lavoro da considerarsi a tutti gli effetti un “sorvegliato speciale” per l'attenzione di critica, addetti ai lavori, appassionati. “Ionio”, questo il nome dell’opera prima, è destinato a fare molto, molto rumore. Non foss’altro, per la solida fama dei suoi due protagonisti. Pierluigi Virelli, calabrese, trentasei anni e musicista per vocazione, nomade per natura, polistrumentista, ricercatore, etnologo alla ricerca costante della tradizione più semplice e pura, attento ai suoni e alle espressioni della cultura calabra. Accanto a lui Giancarlo Paglialunga, anima salentina, cantastorie pugliese, maestro voce e tamburo del Canzoniere Grecanico Salentino, (gruppo premiato nel 2019 da una commissione internazionale di world music come miglior gruppo del mondo, in una cerimonia tenutasi alla Robert Albert Hall di Londra). Il loro progetto comune, la loro casa coreutica è un work in progress musicale, teatrale, antropologico di respiro vastissimo. Uno spettacolo a due voci, viaggio nella tradizione e nel mito di questa parte di Mediterraneo, che andrà ad esaltare le peculiarità dei due talenti: il menestrello per passione, ed il tamburo e voce salentina di fama internazionale.
Un viaggio musicale
Con “Ionio” si parte dal profondo sud, dalla Sicilia, si attraversa tutta la costa ionica calabrese e si arriva in Puglia, a Santa Maria di Leuca: e per questo respiro geografico ed etnografico, il lavoro si candida ad essere rappresentazione musicale capace di raccontare il Sud intrecciandone genti, suoni, usi e costumi. A parlarcene, il protagonista in quota Calabria: Pierluigi Virelli. «Da tempo collaboravamo con Paglialunga -dichiara-. E per mettere a punto la partitura, ancora da definire nel dettaglio, ci sono voluti diversi anni. Incontri e prove, studio e sperimentazione, collaborazioni e scambi d’idee». Oggi, questo spettacolo ancora -in parte-in divenire -è alla vigilia della sua ultimazione. E sta per essere presentato.
L’idea
L’idea è quella di creare una sceneggiatura viva, che accanto alla partitura definita, si apra ad ogni nuova messa in scena, ad un ospite, un’artista proveniente da un’area diversa. Un rappresentante della cultura regionale propria, che generi così quella fusione tra musica e cultura che naturalmente avviene tra cantori della tradizione più autentica. «Abbiamo già portato in scena delle piccole anteprime a Roma, Pisa e nelle Marche – prosegue Virelli-. Delle prime aperture al pubblico che ci sono servite per capire in che direzione dovevamo andare avanti, ed affinare la formula definitiva».
L'arte della rappresentazione
Un appuntamento che si rivela quindi perfettamente coerente con la forza ispiratrice dell’arte di Pierluigi: l’amore per la rappresentazione popolare, che l’artista, sin da ragazzino, insegue e persegue dall’Aspromonte al Pollino, dal Tirenno allo Ionio, e che lo rendono capace di ascoltare e riflettere nell’arte ciò che la Madre Terra gli narra, e ciò che la sapienza umana tramanda. La stessa passione totale che hanno fatto di lui il protagonista ideale del documentario intitolato “Ai piedi della Sila”, diretto da Francesco Cordio e Fabrizio Marini, e dedicato alle tradizioni del Marchesato Crotonese scoperte sul filo della musica popolare. L’opera, trasmessa il 19 dicembre 2019 su Rai Tre da Geo&Geo, esalta la tradizione contadina, i racconti, l’appartenenza a questa cultura, e nasce quindi dallo stesso humus culturale alla base dello spettacolo in fieri sulla cultura ionica.
*a cura di Monica La Torre e Carmen Oliverio per LaC School