Tre direttori, diciannove curatori e due macro-temi: “Le tre linee d’acqua” e “Le città del futuro”. L'evento previsto dal 18 settembre al 14 dicembre
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Tutto pronto per la seconda edizione della Biennale dello Stretto prevista dal 18 settembre al 14 dicembre.
L'evento, sviluppato da un progetto culturale ideato dall'architetto Alfonso Femia - Mediterranei Invisibili -, torna ad indagare in modo critico e propositivo il tema del territorio e del Mediterraneo attraverso talk, dibattiti e mostre e avrà luogo tra la Calabria e la Sicilia. Quest’anno tornerà a focalizzarsi sul tema delle Tre Linee d’acqua insieme a quello delle Città del futuro, in relazione reciproca tra loro.
Durante le giornate di inaugurazione (dal 18 al 22 settembre) si alterneranno rappresentanti istituzionali della Regione Sicilia e Calabria, una comunità intellettuale plurale internazionale, 19 curatori e gli stessi direttori Alfonso Femia, Francesca Moraci e Mariangela Cama.
Un progetto corale
La Biennale dello Stretto ha avuto un esordio atipico. Un investitore privato, la società benefit 500x100,attivamente impegnata nella costruzione di progetti culturali, ha sostenuto l’indagine e la valorizzazione del territorio mediterraneo, attraverso una ricerca denominata Mediterranei Invisibili, ideata dall’architetto Alfonso Femia, in corso dal 2018, sviluppata nell’area dello Stretto di Messina. Nel corso degli anni il progetto è cresciuto, ha assunto un’inaspettata ampiezza multidisciplinare che ha condotto alla Biennale dello Stretto nel 2022.
Quest'anno La Biennale dello Stretto sarà promossa e sostenuta, oltre che dal fondatore storico 500x100sb e da OAPCC Reggio Calabria, da ANCE Reggio Calabria, dall’Ordine degli Architetti di Messina, dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria, dall’Università degli Studi di Messina, dall’Associazione per il Disegno Industriale nazionale, Calabria e Sicilia e da altri soggetti pubblici, amministrazioni e istituzioni con i quali è in essere un dialogo avanzato. Ha, inoltre, ottenuto un significativo endorsement da parte di aziende private.
Tre direttori e due macro-temi
Tre direttori, ognuno con una propria specificità, professionale, accademica e istituzionale, stanno lavorando insieme, mettendo sul tavolo idee per costruire una narrazione organica al territorio mediterraneo che si proietti verso il futuro. Due macro-temi densi, uno incastrato all’altro. Il primo, “Le tre linee d’acqua” già affrontato nella prima edizione e, in controtendenza con l’usa e getta degli argomenti, riconfermato per il 2024. Il secondo “Le città del futuro”, declinato per i caposaldi dello SpazioPubblico, della Mobilità urbana e delle Infrastrutture, dell’Abitare e della Cura, della Scuola e dei Baricentri culturali della città e orientato all’innovazione progettuale e di processo
Diciannove curatori
Saranno diciannove curatori: Arianna Azzellino, Luisa Bravo, Stefano Capolongo, Giulio De Carli, Gaetano Di Gesu, Alessandra Ferrari, Luciano Galimberti, Marirosa Iannelli, Annalisa Metta, Mauro Francesco Minervino, Luca Molinari, Giovanni Multari, Rosaria Ester Musumeci, Orizzontale, Federico Parolotto, Angela Pellicanò, Gaia Sgaramella, Francesco Scullica, Giuseppe Smorto.
I temi della Biennale dello Stretto
Tra i temi della Biennale dello Stretto: le situazioni locali, i nuovi programmi, l’asprezza delle condizioni climatiche, che tendono sempre di più agli estremi, influiscono pesantemente sulla trasformazione delle aree urbane. Le città sono il riflesso di una società sempre più multietnica e, quindi, eterogenea per comportamenti, in mutazione profonda. In questo scenario l’architettura ha un compito enorme, possiede la potenzialità di favorire occasioni di aggregazione vs segregazione e di creare scenari per le comunità. “Le tre linee d’acqua” e “Le città del futuro” stanno in una relazione reciproca attraversati da una molteplicità di storie e di progetti, mai singolari e mai soli: plurali e realizzabili in luoghi creativi e aperti, secondo una modalità compatibile con la ciclicità temporale. In queste linee generali si inquadreranno i progetti esposti al Forte Batteria Siacci, organizzati per sessioni e curatele distinte.
Gli approfondimenti
Il tema delle città del futuro, disaggregato in ambiti macro-funzionali, si declina in situazioni particolari e specifiche, esperienze fondamentali per la comprensione dello scenario complessivo. Per questo i direttori hanno organizzato approfondimenti specifici, coinvolgendo un gruppo di professionisti: Francesco Garofalo, Maria Claudia Clemente, Francesco Isidori, Amleto Picerno Ceraso, Simone Sfriso, Chamss Arouise, Marco Introini, Mario Ferrara, Fabrizia Berlingieri, Francesco Messina, Luciano Marabello, Michelangelo Pugliese, Gaetano Scarcella, Salvatore Greco, Cristina Coscia, Marcelle Rabinowicz, Rémy Marciano, Consuelo Nava, Laura Pavia, Giuseppe Giordano, Orazio Carpenzano, Rosaria Musumeci, Luigi Alini, Gianfranco Tuzzolino, Carmelo Marabello
La mostra al Forte Batteria Siacci
La mostra dei progetti - esito della raccolta di contributi attivati attraverso la Call to Action internazionale, gli inviti rivolti personalmente dai curatori sui temi indicati e i Contest rivolti ad architetti, designer, antropologi e artisti under 35 - sarà allestita a Campo Calabro, al Forte Batteria Siacci. In seguito agli ottimi risultati ottenuti con la prima edizione, il sindaco di Campo Calabro, Alessandro Rocco Repaci ha destinato il Forte come polo espositivo permanente per la Biennale dello Stretto. Costruito assieme alla corona dei forti calabresi e siciliani fra il 1894 ed il1898, Forte Batteria Siacci è scavato sul fianco di una collina per renderlo invisibile dal mare. Più di diecimila metri quadri di superficie coperta, oltre cento ambienti, centinaia e centinaia di metri di gallerie sotterranee, circondato da un imponente fossato, domina lo Stretto di Messina senza che lo sguardo di chi lo naviga possa scorgerlo. Questo lo scenario dell’esposizione internazionale, spazio in cui si svolgerà il vernissage della mostra e uno dei luoghi deputati allo svolgimento dei dibattiti.
I contest Under 35
Fin dalla prima edizione i direttori della Biennale dello Stretto hanno scelto di valorizzare il contributo delle giovani generazioni di professionisti. Quest’anno sul tema “Abitare in un altro mo(n)do. Nomadismo e via vai”, la sfida è rivolta, per la prima volta nel contesto di una manifestazione d’architettura, anche agli studiosi di antropologia contemporanea. Nell’attuale momento storico di perdita e di complessi e confusi tentativi di riappropriazione dell’identità urbana, la visione antropologica è un fondamentale contributo per ripensare la città, partendo dalle logiche sociali, politiche e culturali che alimentano la sua trasformazione. Il punto nodale è passare dal “fare politico e progettuale” al diritto alla città, con una strategica inversione del punto di vista, considerando diversi fattori e aspirazioni. La sessione dedicata al contest Antropologi Under 35 è condivisa con Università di Messina.
I talk
Alcune delle voci tra le più autorevoli del panorama internazionale discuteranno non solo di architettura, di città e paesaggi, di come sono e di come vorremmo fossero, ma anche della mediazione necessari atra desiderio e realtà, tra visione e proiezione, uscendo dai perimetri “ancestrali” del secolo scorso e dall’inerzia di un pensiero disallineato rispetto alle potenzialità tecnologiche, e particolarmente alle aspirazioni e ai comportamenti intergenerazionali. I talk si terranno nelle città di Reggio Calabria e di Messina e a Campo Calabro- al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, all’Università di Messina e al Forte Batteria Siacci - in tre sessioni dal 18 al 22 settembre, il 18 e 19ottobre e il 13 e il 14 dicembre, con la presenza dei direttori e dei curatori e con gli ordini professionali di Reggio Calabria e di Messina ei soggetti coinvolti.
«Ripensare le città, assumendo l’acqua come elemento urbano strategico, - ha dichiarato Alfonso Femia - è il campo di indagine che guida la seconda edizione della Biennale dello Stretto. Cinque atti alla base di una ponderata meditazione per il futuro urbano: ogni atto, definito così, come preludio all’azione, determina tecnicamente ambiti di appartenenza progettuale e insieme abbraccia una riflessione profonda sui modelli e sulle visioni compatibili a tutte le transizioni del nostro tempo. Così Grandi infrastrutture e Mobilità urbana esprimono la relazione tra le connessioni fisiche e la variabile tempo; lo Spazio Pubblico evidenza la necessità di relazione, di convivenza, ma anche di accessibilità e di protezione; Abitare e Prendersi cura si esplicitano in una più ampia visione di progettazione responsabile e generosa, in una declinazione che non si limita agli obblighi normativi, alle dimensioni e alle caratteristiche tipologiche, ma si estende al carattere complessivo che fa di ogni opera, a qualsiasi scala, un progetto di qualità relazione e urbana; la Scuola e tutti i baricentri culturali della città come luoghi protagonisti contemporanei del pensiero e del cambiamento. La Biennale sarà un laboratorio stimolante in cui confluiranno progetti e pensieri a raggio allargato».
«Si tende sempre ad attribuire centralità alle situazioni attrattive per storia, cultura, scenari geopolitici: lo Stretto sta a cavallo tra Calabria e Sicilia, soprattutto tra Europa e Africa ed è paradigmatico, pur alla piccola scala che lo disegna geograficamente e dimensionalmente, non solo rispetto ad altri luoghi del Mediterraneo, ma del mondo intero. La seconda edizione della Biennale dello Stretto riattribuisce un baricentro ideale al “Sud”, in un’accezione ampia che ristabilisce l’ordine tra oggettiva decadenza e progressivo riscatto e rinascita. Per questo è una grande opportunità ed è straordinario che questa occasione di conoscenza e crescita possa innescarsi dal territorio dello Stretto» - ha aggiunto Mariangela Cama.
Per Francesco Moraci «le connessioni sono la chiave strategica di sviluppo per tutto il Mediterraneo. La Biennale dello Stretto è un collegamento potente, in cui l’interdisciplinarietà è il cuore che contribuisce alla conoscenza, alla sperimentazione, alla crescita. Affrancarsi da una visione ormai falsa e anacronistica, ancorata all’idea di una crisi permanente, è un segnale fondamentale che allinea il Meridione italiano a tutti i Sud del mondo. E proprio l’orientamento che le città assumeranno sarà misura della capacità di previsione e adattamento nel futuro. L’abbiamo vissuto durante la prima edizione nel 2022, abbiamo visto l’interesse, l’attrattività verso un mondo in cui si stanno capovolgendo gli assidi riferimento e gli scenari geopolitici».