Grazie alle istituzioni scolastiche, oggi sono i giovani che portano la lingua tradizionale dalle aule alle case. Gli insegnanti diventano così veri e propri mediatori culturali in grado di riconnettere i giovani con le loro radici
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Il Festival Kriatureve Arbëreshë tenutosi all'Accademia della Musica di Santa Sofia d'Epiro ha messo in luce un fenomeno sociale tanto interessante quanto preoccupante: il rovesciamento dei tradizionali ruoli nella trasmissione della lingua arbëreshe. Se storicamente erano le famiglie a tramandare la lingua madre alle nuove generazioni, oggi è la scuola a diventare l'ultimo baluardo nella preservazione di questo prezioso patrimonio linguistico.
Dagli anni '80, la comunità arbëreshe ha assistito a un graduale ma inesorabile cambiamento nelle dinamiche linguistiche familiari. Mentre un tempo l'arbëresh era la lingua dominante nelle case, oggi molte famiglie comunicano esclusivamente in italiano. Questo fenomeno, iniziato con la generazione dei genitori cresciuti negli anni '80, ha creato una frattura nella trasmissione intergenerazionale della lingua.
Paradossalmente, sono proprio i bambini e i ragazzi che frequentano le scuole a diventare oggi i principali promotori della lingua arbëreshe. Grazie ai programmi scolastici che includono l'insegnamento dell'arbëresh, questi giovani studenti stanno invertendo il flusso tradizionale della trasmissione linguistica, portando la lingua ancestrale dalle aule scolastiche alle loro case. Il Festival ha evidenziato questa peculiare situazione: molti dei giovani partecipanti hanno imparato le canzoni tradizionali arbëreshe non dai loro nonni o genitori, ma attraverso i programmi scolastici e le attività culturali organizzate dalle istituzioni educative. Questa realtà riflette un cambiamento profondo nella dinamica di preservazione culturale, dove l'istituzione scolastica assume un ruolo centrale nella salvaguardia dell'identità linguistica.
Il fenomeno presenta aspetti sia positivi che critici. Da un lato, è encomiabile lo sforzo delle scuole nel mantenere viva la lingua, creando spazi dedicati all'apprendimento e alla pratica dell'arbëresh. Dall'altro, la mancanza di un ambiente familiare linguisticamente coerente rischia di relegare l'arbëresh a una dimensione puramente scolastica, privandolo della sua naturale spontaneità e quotidianità.
I giovani partecipanti al Festival hanno dimostrato una padronanza della lingua che spesso supera quella dei loro stessi genitori. Questo paradosso generazionale evidenzia come l'educazione formale stia cercando di colmare un vuoto creato dall'interruzione della trasmissione familiare della lingua. Le performance dei ragazzi, tutte in arbëresh, sono state il risultato non di una naturale eredità linguistica familiare, ma di un consapevole percorso di apprendimento scolastico.
La scuola si trova così a svolgere un doppio ruolo: quello tradizionale di istituzione educativa e quello, più delicato, di custode di una tradizione linguistica che rischia di perdersi nelle mura domestiche. Gli insegnanti non si limitano a trasmettere nozioni, ma diventano veri e propri mediatori culturali, cercando di riconnettere i giovani con le loro radici linguistiche.