È stato il maggiore dei carabinieri Gerardo Lardieri, responsabile della sezione di polizia giudiziaria della Dda di Catanzaro, a ricevere il riconoscimento per la legalità durante la settima edizione del Premio Caposuvero, promosso dalla Pro loco di Gizzeria, guidata da Giuseppina Fragale che ha «dedicato la serata alle tante persone sono morte a causa del Coronavirus in questi mesi»

Particolarmente emozionato il maggiore Lardieri per aver ricevuto un premio che lo scorso anno era stato assegnato al procuratore Nicola Gratteri. «Pensare che prima di me – ha detto Lardieri – questo premio lo ha ricevuto Gratteri mi rende orgoglioso, un motivo in più per continuare nel mio lavoro».

«Una Calabria che denuncia»

Cresce la fiducia nelle istituzioni e cresce soprattutto la fiducia negli uomini e nelle donne della Procura di Catanzaro da parte dei tanti cittadini che decidono di denunciare: «Io non sono calabrese – ha spiegato il maggiore dei carabinieri-  ma dopo tanti anni in questa terra bellissima mi sento calabrese. Sono contento che la gente continui a denunciare perché le cose sono cambiate e come ha detto il procuratore Gratteri la Calabria non è una terra omertosa».

La cattura di 14 pericolosi latitanti 

Numerose le attività investigative condotte dal maggiore Lardieri durante i suoi 34 anni di esperienza in Calabria. In regione arriva quale Comandante della Stazione Carabinieri di San Ferdinando di Rosarno, in sostituzione del Brigadiere Antonino Marino, ucciso in un agguato mafioso. Di particolare rilievo le indagini che hanno fatto luce sugli scenari criminali nel reggino e le operazioni che hanno portato alla cattura di 14 pericolosi latitanti, tra questi: Pasquale Condello, Pasquale Tegano, Giuseppe Morabito alias “Il Tiradritto”, Gregorio Bellocco e Giuseppe Bellocco. 

Tra le principali indagini: “Iena” contro gli aggregati mafiosi della piana di Sibari; “Galassia”, contro le organizzazioni criminali della provincia di Cosenza e Crotone, che ha fatto luce su una serie di omicidi avvenuti  in quelle provincie tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90, con l’arresto di 182 persone; “Pettirosso”, contro l’organizzazione criminale “Bellocco”, operante a Rosarno; “Meta”, contro le cosche operanti nella città di Reggio Calabria e la contestuale cattura del capo della ‘ndrangheta Pasquale Condello, latitante da 22 anni; “Nostronomo” , contro la  cosca  “Coluccio” operante a Gioiosa Jonica, dedita al traffico internazionale di stupefacente. 

Lotta alla mafia, giornalismo, medicina 

Nel corso dell’evento moderato dalle giornaliste Manuela Iatì e Fabrizia Arcuri, sono stati assegnati anche altri riconoscimenti. Premio alla Memoria del magistrato Antonino Scopelliti, consegnato alla figlia Rosanna; tra i premiati anche il giornalista  Michele Albanese, il docente dell’Unical Giancarlo Costabile ed il direttore del reparto di malattie infettive del San Matteo di Pavia, il prof. Raffaele Bruno.