Il presidente della giuria della kermesse letteraria Giordano Bruno Guerri giunta alla tredicesima edizione: «È un luogo di confronto tra idee, un'agorà nel cuore del Sud»
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Sono quattro i finalisti del Premio letterario Caccuri, giunto alla tredicesima edizione. Si tratta di Alessandro Giuli, con il volume Gramsci é vivo, pubblicato da Rizzoli; Paolo Mieli, con Il secolo autoritario. Perché i buoni non vincono mai (Rizzoli); Sigfrido Ranucci, con La scelta (Bompiani) e Barbara Stefanelli, con Love harder. La ragazze iraniane camminano davanti a noi (Solferino). I finalisti del premio sono stati resi noti dal presidente della giuria, Giordano Bruno Guerri, nel corso di una conferenza stampa al Salone del libro di Torino.
«Il Premio Caccuri - ha detto Bruno Guerri durante l'incontro - è la Calabria delle tradizioni millenarie che si intrecciano: dall'impronta magnogreca fino alle pagine di Saverio Strati e Corrado Alvaro, passando per il Medioevo di Gioacchino da Fiore. Quest'anno il riconoscimento, come sempre del resto, racconta il tempo che viviamo attraverso quattro protagonisti della vita culturale e sociale del nostro Paese. Sono 13 le edizioni di un premio che é diventato un punto di riferimento nel panorama intellettuale italiano. Caccuri è un luogo di confronto tra idee, un'agorà nel cuore del Sud».
Secondo Adolfo Barone, il presidente dell'Accademia dei Caccuriani, associazione che organizza il premio, «si tratta di una tredicesima edizione del riconoscimento che ruota intorno a quattro saggisti di grande spessore, quattro giornalisti che hanno saputo andare al di là della notizia, facendo dell'approfondimento un punto di forza. Il Premio letterario Caccuri è un festival della cultura tout court in cui i libri dialogano con il teatro, la musica, le arti performative, l'enogastronomia, gli usi e i costumi del territorio. È una Calabria straordinaria che chiama a raccolta menti brillanti e idee per promuovere la cultura e le bellezze di una terra ineguagliabile».