Il grande progettista è in Calabria per inaugurare la sua “Cattedrale d’acciaio” di Lamezia. Tra le sue opere più famose la Moschea e Centro culturale islamico a Roma. «Una grande soddisfazione tornare qui»
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È sceso dall’auto con la sua inseparabile macchina fotografica e con gli occhi rivolti al suo teatro. Accompagnato dalla moglie, l’architetto Giovanna Massobrio, Paolo Portoghesi si è catapultato tra gli spazi limitrofi al Teatro Politeama di Catanzaro per scoprirne i cambiamenti dopo 17 anni dall’inaugurazione. Con l’occhio chiuso e l’altro nel mirino della sua mirrorless, l’architetto ha fotografato con circospezione dai vicoli, tra le auto, testimoniando la vita che scorreva nelle prime ore di un soleggiato sabato pomeriggio.
Brani urbani che si sono raccolti e che oggi descrivono e potenziano il disegno che il Politeama ha “imposto” da 17 anni, un luogo che, come insegna Portoghesi, «non è solo la mera fisicità limitrofa: è la metafisica della natura contestuale, il vicino e il lontano nello spazio e nel tempo del sito, esteso fino all’ultima voce della totalità della sua storia».
Architetto e storico dell'architettura italiano, classe 1931, Paolo Portoghesi si è distinto per l'attività svolta parallelamente sui versanti della ricerca storica e della progettazione architettonica, puntando alla reintegrazione della memoria collettiva nella tradizione dell'architettura moderna. Tra le sue opere più famose la Moschea e Centro culturale islamico a Roma (1984-95) e il quartiere Rinascimento nel Parco Talenti a Roma (2001). Opere precedenti come la chiesa della Sacra Famiglia a Fratte e le case Baldi e Andreis degli anni ’60 sono state esperienze ben riuscite che hanno certamente ispirato l’idea progettuale del teatro Politeama di Catanzaro, scaturita nell’uso della struttura come fatto di natura (che diventa strumento musicale) e segno sinuoso che rimanda a centralità esterne.
Due i motivi che hanno condotto Paolo Portoghesi a Catanzaro. Lunedì inaugurerà a Lamezia Terme, la sua “cattedrale d’acciaio” dedicata a San Benedetto. Un’opera che scaturisce da una prassi concorsuale inedita alle nostre latitudini, un bando d’idee aperto a tutti i progettisti, gratuito e anonimo, da cui dieci soluzioni si sono contese la fase finale, palese, che successivamente ha visto l’idea di Portoghesi vincente. Domani ampio reportage su LaC News 24.
La tappa catanzarese è stata caratterizzata da un’interessante iniziativa editoriale che vedrà le stampe a breve. Il racconto “L'uomo, il teatro”, ideato e curato dalla scrittrice catanzarese Adriana Lopez, racchiude «una storia che racconta l’uomo e il teatro facendo di esso uno spettacolo unico». Il volume, che sarà corredato anche da fotografie dell’architetto Portoghesi, ha la pretesa di raccontare «un luogo che brilla di luce propria, può parlare di tutto – dichiara l’autrice - è una parte trasparente dell'universo, dal sud al nord, comprensibile a tutti».
La rinascita della tradizione teatrale catanzarese si deve necessariamente datare 29 novembre 2002, giorno dell’inaugurazione del Politeama, patrimonio non solo della città ma dalla Calabria intera. A questa grande opera è seguita, recentemente, la riapertura del teatro Comunale, grazie all’intraprendenza di giovani catanzaresi. La città attende di conoscere le sorti del teatro Masciari, splendida architettura Liberty che ha chiuso i battenti ormai da decenni.
L’intervista
Che emozioni le ha suscitato tornare nel suo teatro dopo tanti anni?
È stata una grande soddisfazione, purtroppo in tutti questi anni, nonostante il mio desiderio e intenzione a ritornare, devo dire che ho trovato il teatro come lo avevo lasciato, in perfette condizioni di salute. Mi spiace averlo visitato da turista, in un momento di tranquillità e non di azione, il teatro è soprattutto azione, sarebbe stato bello e spero di poterlo fare a breve, riosservare il teatro nel momento in cui compie la sua funzione civile di mettere a disposizione dei cittadini uno spettacolo. Una cosa che mi è piaciuta molto rivedendo il teatro è il rapporto con la città: ho voluto che dall’interno del teatro si potesse vedere lo spettacolo della città, non una città monumentale ma una città quotidiana, vissuta. Vedere tante finestre che guardano da questa parte è una consolazione perché vedo realizzata la mia intenzione più importante.
Un plauso quindi alla gestione del teatro. Nel foyer del teatro ad attendere Paolo Portoghesi e a fare gli onori di casa c’erano il sen. Donato Veraldi e il responsabile della struttura Nicola Santopolo. L’architetto ha posto alla loro attenzione la possibilità di esporre negli spazi da lui stesso indicati, alcune opere dello scultore Silvio Amelio, originario di Taverna e conosciuto in tutto il mondo. Tra le opere donate dall’artista, Portoghesi ha definito di particolare rilievo le muse dedicate alle arti, “ben si sposano con il contesto teatrale”.
L’architetto tornerà in città, probabilmente, il 4 maggio prossimo, per assistere alla “Madame Butterfly”, l’opera in tre atti di Giacomo Puccini portata in scena a Catanzaro dal commediografo statunitense David Belasco, a sua volta ispirato da un racconto omonimo di John Luther Long. L’evento, prodotto dalla Fondazione Politeama, vedrà il libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica, l’Orchestra Filarmonica della Calabria sarà diretta dal maestro Filippo Arlia.
Luigi Colella