I sindaci facenti funzioni della Città Metropolitana e del Comune parlano di un tavolo per l'istituzione del nuovo corso nell'università Mediterranea: «Occasione per riportare sul nostro territorio tante rinomate energie professionali»
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«La Città Metropolitana ed il Comune di Reggio Calabria hanno già da tempo avviato l'iter per la creazione di un tavolo tecnico che punti all'istituzione di una facoltà di medicina e chirurgia all'Università Mediterranea di Reggio Calabria». È quanto affermano in una nota congiunta i sindaci facenti funzioni della Città Metropolitana e del Comune di Reggio Calabria Carmelo Versace e Paolo Brunetti. «Da qualche mese ormai, su iniziativa del Consigliere delegato Giovanni Latella, le due amministrazioni stanno già operando su questo obiettivo, attivando un gruppo di lavoro per il raggiungimento di questo che sarebbe un traguardo qualificante per il nostro territorio, per il quale è necessario il contributo fattivo di tutti gli enti territoriali».
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«Già nel corso della seduta del Consiglio Metropolitano dello scorso 14 dicembre l'aula di Palazzo Alvaro ha approvato all'unanimità la mozione presentata dal consigliere Latella e protocollata nello scorso mese di novembre. La proposta avanzata dal consigliere Latella - si legge ancora nella nota - ha già riscosso l'interesse dell'Università e di altri enti territoriali, oltre al gradimento di tanti professionisti reggini che oggi operano nel campo medico lontano dalla nostra città».
Per i sindaci reggini «l'istituzione della Facoltà di medicina potrebbe essere infatti anche un'occasione per riportare sul nostro territorio tante rinomate energie professionali, di origini reggine, che oggi operano in giro per il mondo con i risultati più brillanti. Oltre che un modo - concludono i due sindaci facenti funzioni - per formare nuovi medici, in grado di dare una mano attraverso competenza e professionalità, anche nel contesto di una sanità calabrese che in questi anni ha evidenziato tutti i suoi limiti, anche a causa dei numeri risicati di medici presenti nelle nostre strutture sanitarie».