Ha suscitato grande interesse e richiamato visitatori da ogni angolo della provincia di Vibo Valentia, il progetto artistico “Gli antichi portoni raccontano”. L’iniziativa è stata fortemente voluta dall'amministrazione comunale in sinergia con il Museo della civiltà contadina e rupestre. La cerimonia conclusiva, dopo giorni di attività per la realizzazione delle opere, si è tenuta nelle scorse ore nella sala consiliare del Comune.

La premiazione

La giuria, composta dal maestro Michele Zappino, dall’antropologo Pino Cinquegrana, dall’artista Bruno Caputo, dal sindaco Franco Galati e dalla direttrice del Musei Maria Caterina Pietropaolo, ha reso noti i  nomi dei vincitori: al primo posto Fortunato Pedullà con l'opera dal titolo "Cummari Francisca e faravuli", secondo posto per Agostino Caracciolo con l’opera “Vita nei campi”, terzo posto per Maria Neve Vallone con l’opera “Liberi”. Premio speciale della giuria a Gabriele Garoffolo con l'opera "Cummari Teresa". Parole di elogio sono state espresse anche nei riguardi dei lavori di Angela Mannis, Raffaele Filardo, Mariacarmen Pia Brogna, Michela Gattiti, Victoria Haf Hernadez. Una menzione speciale è stata riservata al maestro Pino Costanzo, l'"artista del cemento" che, con la sua infaticabile opera «nel realizzare decorazioni murali con la traversa delle filastrocche ed il muro dei proverbi, ha contribuito a rendere più colorato il centro storico».

Il progetto

“Gli antichi portoni raccontano” nasce con l’obiettivo di strappare dal degrado e dall’abbandono porzioni di paese svuotate dall’emigrazione. Lo scopo dei promotori, già dalla prima edizione messa in campo lo scorso anno, è quello di rivitalizzare il centro storico, renderlo attrattivo dal punto di vista turistico. Creare delle opere d’arte su portoni di case disabitate ha contribuito a far rinascere l’interesse nei riguardi del cuore antico del paese. Un viaggio alla riscoperta delle tradizioni, della cultura locale, dei valori della tradizione contadina, della radicata religiosità che si connette al Museo della civiltà contadina, al santuario della Madonna della neve e alle grotte con insediamento rupestre. Il percorso delle porte dipinte è arricchito da poesie sui muri, scritte in vernacolo, realizzate da poeti locali. Un tempo quelle strade erano popolate dai bambini intenti a giocare, massaie all’opera per preparare il pranzo. Con le opere create, quel mondo passato ritorna a vivere.

La soddisfazione dei promotori

«Al di là di quanto decretato dalla giuria che, in questa seconda edizione si è ritrovata a dover valutare opere di grande pregio, tutti i partecipanti sono vincitori perchè hanno contribuito ad arricchire il centro storico rendendolo "particolarmente bello", mettendo in risalto portali e vecchie porte d'ingresso di case ormai abbandonate, case chiuse ma che, grazie a queste opere sono state riaperte, dando spazio a ricordi e rievocando personaggi e ambientazioni che sono ancora vivi nella memoria di tanti», evidenziano i promotori che hanno ringraziato artisti partecipanti, la comunità e i visitatori che continuano a fare tappa a Zungri.