Edito da Mondadori, raccoglie riflessioni e aneddoti dell'esperienza del presule nella Diocesi di San Severo, dove si annida la cosiddetta quarta mafia
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Un libro nato da una lunga conversazione con il giornalista de “Il Post” Claudio Caprara e poi giustamente attenzionato da Mondadori che ha voluto si pubblicasse. È nato così Omelia per gli invisibili di Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, che racconta quella parte di magistero episcopale che Don Gianni - così il presule ama essere chiamato - svolse a San Severo, in Puglia, prima di essere destinato alla Diocesi della città del Crati. Il libro è stato presentato nel salone di rappresentanza di Palazzo dei Bruzi, nell’ambito della rassegna LibrinComune curata dalla delegata alla cultura Antonietta Cozza. Denso di rappresentanti istituzionali il parterre, attento nel cogliere le sue parole sollecitato dalle domande di Enzo Romeo, apprezzato giornalista calabrese e vaticanista per il Tg2.
Dai migranti alle giovani leve della criminalità
Gli invisibili sono i migranti impegnati nei campi, i caporali che ne sfruttano la condizione misera, le giovani leve della criminalità. Nelle riflessioni dell’arcivescovo si avverte il bisogno di accostare queste esistenze che vivono ai margini della società e fuori dalla legalità al messaggio del vangelo, nel solco della missione cristiana più autentica. San Severo e oggi Cosenza sono due facce della stessa medaglia, di quel Mezzogiorno ancora lontano dal pieno riscatto dove giorno dopo giorno il rischio di trovarsi nel campo sbagliato, quello degli invisibili appunto, è sempre dietro l’angolo.
«Don Gianni – ha detto il sindaco Franz Caruso durante l’iniziativa - non è un prete che si chiude nella sacrestia, e il suo è un racconto di una vita vissuta e di un'esperienza che lo ha visto protagonista in un territorio dove si è trovato di fronte alla presenza, assolutamente invadente, pericolosa e inquinante, di quella che viene definita la quarta mafia». Il primo cittadino ha inoltre messo in evidenza il rapporto sinergico tra il mondo laico della Casa comunale e il mondo ecclesiastico che monsignor Checchinato rappresenta e «che – ha aggiunto il Sindaco - darà forza anche a chi, da questa parte, si trova ad affrontare i bisogni di questa città».
La Cura di Battiato dedicata alla chiesa cosentina
La conversazione tra Enzo Romeo e l’arcivescovo ha suscitato l'interesse dell'attento uditorio. Alla domanda del giornalista tesa a comprendere se il presule avesse avuto anche a Cosenza dei segnali della presenza della criminalità, Checchinato risponde di aver avuto fino a questo momento solo la possibilità di incontrare tanti poveri grazie all'unità di strada Casa nostra che è una costola della Caritas diocesana. «In quella occasione – ha affermato Checchinato - ho constatato che l'espressione che solitamente viene adoperata per definire lo stato nel quale versano i senza tetto, e cioè che vivono sotto i ponti, è un dato oggettivo perché così vivono questi invisibili, sotto i ponti o nelle stazioni, non solo quella di Cosenza, ma anche quella di Castiglione Cosentino».
Checchinato indica la promozione della cultura e della conoscenza come antidoto delle piaghe del nostro tempo. Infine Enzo Romeo fa notare come don Gianni si trovi a proprio agio nell'agorà digitale, tant'è che ha un profilo twitter e quando gli si chiede se ama la musica non ha esitazioni a rispondere «tutta» e indica ne “La cura” di Franco Battiato la canzone da dedicare alla chiesa cosentina.