L’appuntamento è alla Libreria Amoddeo di Reggio Calabria. Non solo un esercizio commerciale, ma un centro di aggregazione culturale con un fitto calendario di eventi. L’ospite d’onore è Francesco Maria Spanò, manager responsabile area People and Culture della Luiss, autore e impegnato nella promozione e nella valorizzazione dei patrimoni calabresi.

Con il suo volume “In Principio fu lo Stoccafisso” riscrive uno dei piatti per antonomasia della cucina popolare calabrese come marcatore identitario in grado di unire tutti i popoli europei dal Baltico al Mediterraneo.

Un trait d’union a metà tra letteratura, iconografia, tradizioni gastronomiche presente nella storia dei commerci e della cucina di tutta Europa: «È un libro che ha l’obiettivo di raccontare la storia dello stoccafisso e del baccalà molto diffuso nella nostra tradizione, che non è solo mediterranea, ma che attraversa tutta l’Italia e l’Europa e che deriva dalla tradizione del merluzzo del Baltico, ora conservato sotto sale – lo stoccafisso, ora essiccato – il baccalà. A partire da questo dato il volume racconta storie che lo vedono protagonista come un pesce che ha contribuito ad unire l’Europa».

Una pietanza giunta dal Nord Europa fino al nostro Sud attraverso le rotte dei commerci internazionali e poi affermatasi, grazie alla dieta del buon cristiano a Cittanova sul versante tirrenico del reggino e a Mammola su quello jonico.

«È un libro che racconto in modo particolare una storia iconografica mai rappresentata in modo cosi raccolto. Essendo un pesce destinato ai poveri, e dunque privo della dignità che veniva concessa a pietanze destinate alle classi sociali più elevate, lo stoccafisso in Italia non viene mai rappresentato dalla pittura maggiore in quadri che lo raffigurano. Un elemento che invece è completamente invertito nei Paesi Bassi dove è spesso presente nelle nature morte della pittura fiamminga che celebra il suo valore economico collegato alla ricchezza derivante dal suo commercio», continua l’autore.

La sua diffusione a Sud è dovuta alla circolazione sulle navi mercantili come elemento cruciale della dieta dei marinai. Giunto al porto di Messina, importantissima piazza commerciale per il Sud del Mediterraneo, sotto la spinta dell’affermarsi della dieta del buon cristiano, comincia a diffondersi anche a Reggio e in tutta la Calabria del Sud, diventando nel tempo elemento identificativo della nostra tradizione culinaria.

Oggi lo stocco non è solo una pietanza che dalla tradizione povera ha transitato verso le preparazioni gourmet, ma che rappresenta a tutti gli effetti un marcatore identitario di tutto il territorio reggino: «Nel consumo di questo pesce si ritrova una forma identitaria che ricorda la cucina dei genitori e degli antenati. Per gli emigrati e per chi risiede nei nostri territori si tratta di un modo per tornare alle proprie radici», conclude Francesco Maria Spanò.