"Nocera Attorinese" ha chiamato a raccolta esperti e appassionati su un tema che lega a doppio filo le comunità alle proprie radici e territori
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L’Associazione culturale per l’attività teatrale “Nocera Attorinese” ha organizzato un incontro sul tema “la conservazione del dialetto e della cultura tradizionale come difesa della memoria: un percorso speculare alla cultura standardizzata derivante dal sistema delle comunicazioni di massa”.
L'iniziativa che si è svolta venerdì scorso nella sala Don Bosco della parrocchia Maria Regina della Famiglia a Nocera Terinese Marina ha visto la partecipazione del presidente della Proloco Ligea, Franco Cristofaro; del docente universitario Franco Ferlaino; don Antonio Costantino, nella doppia veste di padrone di casa e di componente della compagnia teatrale; del responsabile del servizio di polizia locale del comune di Nocera Terinese Bruno Palmieri, e del sindaco Saverio Russo, accompagnato da alcuni amministratori. Nel corso della serata sono stati letti brani tratti dal libro “Signore Brigaderi” di Italo Palmieri, poeta e scrittore con all’attivo la pubblicazione di poesie, romanzi, novelle e saggi socio-antropologici, vincitore di numerosi premi.
In questo libro, l’autore dice di aver ricevuto alcune delle lettere da parte del vecchio scrivano del paese, il quale aveva scritto per conto della povera gente alle varie autorità per denunciare un torto subìto o per chiedere la risoluzione di problemi vari. Ne viene fuori un quadro di gente umile che crede nell’autorità costituita ma che, nello stesso tempo, rivendica i propri diritti, i diritti della gente umile.
Si è discusso di dialetto come difesa della memoria tenendo ben presente che l’era dei social network, dal punto di vista del linguaggio, ha fatto registrare un cambiamento epocale. «Chiaro che piattaforme in cui interagiscono quotidianamente comunità sterminate di persone, come ad esempio Facebook e TikTok, favoriscono il mutamento della lingua. Ma, nello stesso tempo, il dialetto fa parte del bagaglio culturale - racconta la professoressa e presidente dell'Associazione culturale Nocera Attorinese Manuela Crapis - che ognuno di noi porta sulle spalle ed è l’inevitabile segno che ci fa dire che apparteniamo ad un certo luogo, ad un certo tempo e che ci identifica e ci colloca nel posto preciso della nostra storia personale. Il dialetto rappresenta la nostra etichetta, le nostre radici, la nostra carta d’identità». Infine la stessa Crapis ha annunciato il lavoro teatrale dal titolo “Un ci puazzu cridire” che andrà in scena tra qualche mese.