VIDEO | La appassionata critica, originaria di Lamezia, ha presentato a Cosenza il suo libro “Il primo pezzo non si scorda mai” (Città del Sole) che ripercorre i primi passi di un blog diventato di culto
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Svelta, leggerissima nel passo anche sui terreni sdrucciolevoli dei temi considerati “intoccabili”. Chiedete a Ippolita Luzzo, critica letteraria senza polvere sulle spalle, cos’è la letteratura calabrese, vi restituirà un sorriso. «Non c’è, così come la letteratura femminile, non esiste». Eretica al punto giusto, indomita Joan de Wad, sovrana degli spiritelli dei boschi antichi nel Devon, ti travolge in un temporale estivo di calura e tempesta, scaldandoti al fuoco fatuo di un notturno in brughiera. Coltissima e affilata, non le manda a dire, non si incatena negli stereotipi, il suo è il canto libero di una sirena senza malizia. «La letteratura non può avere recinti di genere o geografici, è letteratura, punto. Esiste solo la scrittura e narratori che hanno la capacità di farsi strada ovunque grazie alle proprie idee».
A Cosenza Ippolita ha presentato il suo libro “Il primo pezzo non si scorda mai” (Città del Sole, pagg 96, euro 12) insieme alla giornalista Rosalba Baldino e al libraio Pino Sassano (Mondadori Cosenza), che ripercorre, titolo per titolo, il primo anno del “Regno della Litweb”, una contea virtuale che affaccia su promontori d’arte. Pittura, poesia, narrativa, impressionismi affettivi, disegnano lo skyline di uno spazio abitato da persone reali e non da fantasmi di avatar che passano e vanno via.
Il peso specifico delle parole
“Esiste l’amore, ne sono certa, esiste e continua a creare, a conoscere, a comunicare che la vita è amore, che mangiare un gelato allo yogurt bianco sulle strade di un paese sconosciuto può essere il più bel momento amorevole della nostra estate”, scrive sul blog. A Cosenza parla del suo amore per il giornalismo d’antan, quello delle lotte e dell’Europeo, degli editoriali che facevano opinione e tremare i polsi. In quei tempi la recensione era attesa e temuta, a scrivere di cultura era Claudia "Acidy" Cassidy, Oltreoceano, o la cianurica penna di Elsa Maxwell. In Italia, invece, Camilla Cederna allentava le trame del potere alzando un sopracciglio. Sembrano trascorsi duecento anni. Allora non c’era il chiasso multiforme delle espressioni sconnesse e ultrapop che i social riempiono con sacchi di "like", ma le parole erano mattoni e contavano perché avevano un’anima in ferro e non in bit.
C'era una volta la Nutella
Tutto è cominciato con un pezzo sulla Nutella, datato 2012. Le confessioni di uno scrittore che cercava conforto. Da lì una cavalcata infinita. Ippolita Luzzo nel 2013 vince il premio Parole Erranti il 5 agosto 2013 a Cropani, nell’ambito dei Poeti a duello, nel 2016 il concorso “Blog e Circoli letterari” indetto da Radio Libri a Roma. Dal 2017 fa parte della giuria del Premio Brancati e nel 2018 si aggiudica il Premio Comisso #15righe, dedicato alle migliori recensioni dei libri finalisti. Il suo blog viene nominato dal sito Correzione di Bozze fra le riviste letterarie più autorevoli. La Classifica di Qualità della rivista L’Indiscreto ha anche la sua impronta come giurata. Ippolita è ricercatissima nella sfera della narrativa, nel 2021 è presidente di giuria del concorso Sperimentare il Sud e nel 2022 è in giuria nel Premio Malerba. I giovani autori vedono in lei un porto in cui respirare, rifornirsi di idee e spunti, prima di riprendere il mare in perfetta solitudine, così come deve essere.