Natale in Calabria: il trionfo delle tradizioni, del fritto e dell’esagerato

Dai dolci tipici, ai piatti a base di carne o baccalà. Sulle tavole tutto il gusto delle specialità calabresi: dai pecorini, alle “vraciole” e poi ancora la pitta ‘mpigliata, le susumelle, i crustoli antichi

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di G. D.A.
23 dicembre 2018
08:56
La pitta impigliata
La pitta impigliata

In Calabria è la festa del fritto, delle case che odorano di pietanze dai profumi antichi e delle grandi abbuffate. Il Natale è anche il trionfo della cucina tradizionale che celebra i prodotti locali in un susseguirsi di piatti colorati e gustosi. Dai primi ai secondi e poi i dolci, i vini, le specialità dei territori. Un solo pranzo non basta per deliziare il palato ma le tavole di tanti calabresi, il 25 dicembre, rimarranno imbandite fino a sera.

 


I dolci della tradizione

Ingredienti semplici, impasti a mano. Questa la forza della lunga tradizione dolciaria calabrese. Mettono tutti d’accordo – dal Pollino allo Stretto - le susumelle: biscotti con miele, uvetta e frutta candita ricoperti al cioccolato. Ci sono poi i “cururicchi” (conosciuti a secondo delle località sotto il nome di crispedde o cullurielli), ciambelle fritte in olio bollente; le zeppole preparate sia con l’uvetta che con la variante delle sarde; i crustoli antichi (tipici delle province di Catanzaro e Crotone) con un impasto a base di vino rosso, rum e olio di oliva. Simili alla pignolata o agli strufoli napoletani, vengono fritti e rotolati nel miele.

I “Lumini”, invece, sono dolci circolari con pasta di mandorla e glassa di zucchero provenienti da Tropea. Sempre dalla Perla del Tirreno, arriva “a riccia” pasticcini a pasta di mandorla cotti al forno decorati con mandorle o canditi. Nata come dolce della festa e della convivialità, invece la pitta ‘mpigliata, originaria di San Giovanni in Fiore, molto diffusa in tutta la provincia di Cosenza. A Catanzaro è nota come pitta ‘nchiusa (foto Piccole ricette). Il ripieno rende l’idea della sua ricchezza: noci, uva sultanina, liquore aromatico, chiodi di garofano, miele, scorze d’arancia essiccate, cannella. Il torrone di Bagnara igp è invece tipico di Reggio Calabra e città limitrofe tra cui Taurianova. Le “‘nzuddhi” di Seminara (località della Piana reggina) vengono realizzati sia nel periodo natalizio che durante le feste patronali o di paese.

 

I piatti calabresi

Il ragù di maiale è il condimento “principe”. Ma regna sulla maggior parte delle tavole in Calabria, il baccalà fritto o con polpa di pomodoro e olive (foto sapori di Calabria). A seguire: cotoletta di alici, polpette di carne o “vraciole”, “pisci e patati”, crocchette di patate (quelle della Sila vantano l’igp). Tra le specialità: pasta ripiena, salsiccia e broccoli, capretto al forno. Non manca i pecorini del Poro crotonese, del Pollino, della vallata “Stilaro Allaro”, la ‘nduja di Spilinga, i fichi secchi al forno, il caciocavallo della Sila, la cipolla rossa di Tropea, i funghi delle Serre, i fagioli di Caria, le clementine di Calabria, il finocchio di Isola Capo Rizzuto e la ricotta salata.

I vini e alcolici calabresi

Primeggiano i vini passito della Calabria tra cui quello dello Stretto. Spazio anche al “moscato di Saracena” delle cantine Viola, Feudo dei Sanseverino e Diana, a quelli proposti dalla cantina Cirò, al “greco di Bianco”. Quindi il bianco “Mantonico” della cantina Ceratti e dell’azienda agricola Baccellieri. Tra i liquori: l’amaro silano (Cosenza), l’amaro del Capo (Limbadi), Jefferson (Cosenza), amaro dell’abate (Sila), amaro del Pollino, amaro brethium (Cosenza). Non mancano, le birre rigorosamente artigianali per un Natale tra lavorazioni antiche e innovazioni frutto della modernità. g.d'a. 

 

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Giornalista
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