Un anno fa moriva l’imprenditore reggino Adriano Raso. L’associazione Libera e la famiglia hanno organizzato una commemorazione diventata segno della voglia, nel suo nome, di non darla vinta ai clan che lo volevano taglieggiare. Testimonianze toccanti, sulla vita del ristoratore 47enne scomparso di covid poco prima che scattassero gli arresti degli esponenti del clan Facchineri, si sono alternate all’interno de Il Castello degli Dei – la struttura di San Giorgio Morgeto che Raso gestiva assieme a L’Uliveto Principessa di Cittanova – a partire da quella della moglie, Francesca Cotrone. «Sappiamo che ogni cosa che stiamo facendo per rilanciare le nostre attività – ha detto trattenendo a stento la commozione – la stiamo facendo nel suo nome, pensando che lui ci guardi e ci indichi la strada attraverso il suo esempio».

Il colonnello Marco Guerrini e il prefetto Massimo Mariani, così come il giornalista Michele Albanese, partendo dalle occasioni che avevano avuto per conoscerlo, hanno descritto Raso come «un calabrese che era orgoglioso» della sua scelta di stare con la Calabria sana. «Era partito come banconista di un bar – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri – emigrando al nord e diventando imprenditore con il sogno, che aveva realizzato, di tornare nel suo paese di origine per creare un modello virtuoso». Un ricordo straziante, nella serata presentata dal giornalista Paolo Cotrone, è stato poi quello del sindaco Salvatore Valerioti, suo medico e come lui colpito dal covid in quei giorni del settembre dello scorso anno. «Ricevetti una sua telefonata – ha detto il primo cittadino – ma non potevo aiutarlo se non con le parole. Avevo colto il quadro clinico grave che qualche giorno dopo lo portò alla morte».

Don Pino Demasi, coordinatore di Libera nella Piana reggina, ha spronato «a praticare un consumo critico, boicottando quelle attività in odore di mafia e quelle che pagano il pizzo», mentre il prefetto di Reggio Calabria ha invitato a trovare conforto «non solo nell’esempio positivo che lui è stato, ma anche nel fatto che i suoi familiari non intendono mollare, anzi voglio far crescere il suo sogno». All’interno del locale è stata scoperta una epigrafe che ricorda Raso, mentre Gaetano Rao – direttore della R.A.I., l’azienda della famiglia di recente diventata partner della Reggina Calcio – ha ricordato «i momenti di difficoltà ma anche la sfida che grazie alla famiglia e ai nostri collaboratori stiamo vincendo».