La devozione e l’identità attorno ai valori spirituali e culturali di una comunità sono tutti nell’immagine del campo sportivo “Gaetano Sforza” vestito a festa per la Madonna del Carmelo. Celebrata in forma ridotta a causa dell’emergenza Coronavirus, che non ha permesso i festeggiamenti civili, la festa che «rappresenta un pezzo importante per la vita della comunità» - ha ricordato il sindaco di Morano Calabro, Nicolò De Bartolo - ha però trasferito la testimonianza della «devozione e della cristianità» del popolo moranese verso la «madre celeste alla quale affidiamo la nostra comunità – ha continuato il primo cittadino – l’Italia, la Calabria ed il mondo intero per uscire da questa emergenza Covid». 


La festa della Madonna del Carmelo

Circa 300 posti a sedere tutti ben distanziati nel rispetto delle normativa anti contagio hanno permesso ad altrettanti fedeli e cittadini moranesi di assistere alla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio, Monsignor Francesco Savino, ed alla successiva e tradizionale incoronazione della statua della Madonna del Carmelo e di Santa Lucia con la preghiera di affidamento alla vergine recitata in dialetto moranese e in altre lingue del mondo, proprio per ricordare il profondo legame degli emigrati verso la festa radicata nella identità della comunità

Le parole del vescovo Savino

È stato monsignor Savino a restituire il senso profondo della spiritualità e del legame verso la Madonna. «Svuotatevi del vostro egoismo – ha ricordato il pastore della chiesa locale – e rimettete al centro i beni di tutti a partire dagli scartati e dalle persone più marginali». Ricordando la fase di crisi non solo sanitaria ma anche e soprattutto economica e sociale il presule ha sottolineato come ci sia la necessità, nel futuro prossimo, di attuare la «scelta della convidisione e della prossimità». I dati riferiti alla Calabria parlano di circa 15mila posti di lavoro persi a causa del Covid 19 ed «i nostri territori – ha aggiunto Savino – diventeranno sempre più poveri. Ci saranno sempre più persone fragili, impoverite, marginali e saremo chiamati ad essere uomoni e donne della prossimità, come è stata Maria». In questa «crisi dello spirito» - ha concluso – l’impegno è quello di essere «chiamati ad essere generatori e portatori di Dio». 

Per il sindaco De Bartolo la festa, seppure in maniera ridotta, è stata un bel momento di ripartenza della comunità ma anche spazio intimo per affidare Morano Calabro alla vergine e l’intera umanità affinché si possa presto uscire «da quella che non è più solo un’emergenza sanitaria ma anche sociale ed economica ed il compito della politica è quella di stare vicino agli ultimi».