I familiari hanno chiesto a Mattarella che le vittime non vengano dimenticate. In 140 morirono tra le fiamme, undici erano calabresi
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«Ci rivolgiamo alle più alte cariche dello Stato affinché siate interpreti della nostra richiesta di non dimenticare le persone che hanno perso la vita a bordo del traghetto Moby Prince la sera del 10 aprile 1991 e della volontà dei familiari e delle istituzioni di perseguire nella ricerca della verità, e ciò, attraverso un Vostro diretto intervento sugli organi di informazione».
Sarà la prima volta dopo 29 anni in cui non ci sarà una funzione pubblica in memoria delle vittime del Moby Prince, il traghetto che prese fuoco dopo l’impatto con la petroliera Agip Abruzzo nella rada del porto di Livorno. E così i loro familiari hanno chiesto che non vengano dimenticati trovando l’appoggio di Mattarella e di altre figure istituzionali che hanno ricordato la tragedia e il suo imponente carico di vittime.
«La ricerca di una piena verità sulla tragedia, inaccettabile nelle sue modalità, resta un dovere civile che le istituzioni sono chiamate a perseguire» ha affermato il Capo dello Stato. In 140 morirono, tra passeggeri e membri dell’equipaggio, undici erano calabresi.
Si tratta di Rocco Averta (36 anni), Antonio Avolio (45), Francesco Esposito (43) e Giulio Timpano (21) di Pizzo Calabro, Nicodemo Baffa (52) di Santa Sofia d’Epiro, Luciano Barbaro (24) di Locri, Francesco Crupi (34) e Antonio Rodi (41) di Siderno, Francesco Tumeo (58) e il cognato Francesco Mazzitelli (56) di Parghelia, Carlo Vigliani (31) di Taurianova.
I familiari delle vittime, non hanno mai smesso di tenere accesi i riflettori sulla vicenda, facendo anche causa nei mesi scorsi allo Stato. Sulla più grave tragedia che abbia colpito la Marina mercantile italiana dal secondo dopo guerra pendono tanti interrogativi. Troppi per chi non si rassegna a pensare che in quell’inferno di fuoco un proprio caro abbia perso la vita.
Nello specifico i familiari delle vittime hanno citato i Ministeri delle Infrastrutture e Trasposti e della Difesa sulla base delle "evidenze scaturite" dal lavoro della commissione parlamentare d'inchiesta della scorsa legislatura, riguardo "alla mancata azione di controllo sul porto di Livorno e alla omissione dei soccorsi al Moby Prince da parte degli organi competenti".
I familiari sostengono che i loro cari siano morti il giorno dopo e che se i soccorsi fossero stati celeri si sarebbero potuti salvare. Una tragedia che ha segnato l’Italia e la Calabria.