Michele D’Ignazio cita Calvino quando dice che uno scrittore dovrebbe «planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore». L’autore cosentino, ha raccolto la lezione e l’ha fatta propria. L’esordio per Rizzoli con “Storia di una matita” per lui è stato folgorante. Quel libro, negli anni, non ha conosciuto tramonti, diventando una delle letture preferite nelle scuole italiane e poi anche una pièce teatrale che ad oggi ha registrato ben 600 repliche grazie alla mise-en-scène della compagnia Aiello.

Michele ama incontrare i suoi piccoli lettori in giro per l’Italia, e da loro impara. «È un pubblico privilegiato ed esigente, curioso e attentissimo. Quando parli ai bambini devi sempre essere molto sincero, le bugie le scoprono subito e se menti perdi la loro fiducia». Con la trilogia di “Babbo Natale” le parole di Michele sono riuscite a viaggiare lontanissimo, perché “Il secondo lavoro di Babbo Natale” è stato tradotto in ben 15 lingue. Il suo successo editoriale non abbraccia, va detto, solo un pubblico di bimbi, ma anche di ragazzi e di adulti. 

Il suo romanzo autobiografico è commovente. “Il mio segno particolare”, sempre pubblicato per Rizzoli, racconta della sua infanzia da bimbo speciale, da “supereroe”, trascorsa entrando e uscendo dagli ospedali a causa di un male che lo aveva reso diverso. Michele racconta di quegli anni con passo leggerissimo, senza mai autocommiserarsi, tingendo anni difficili col colore tenue delle favole. La sua ultima fatica letteraria si chiama “Fate i tuoni. Scatenate tempesta, seminate poesia”, una storia di accoglienza ambientata a Badolato in cui vibrano le arie de “Il Volo” di Wim Wenders e di un altro documentario, semisconosciuto, “Hassan si è fermato a Badolato” di Jan Ralske.

Oltre alla scrittura, Michele è coinvolto in numerosi progetti paralleli. I suoi libri hanno ispirato laboratori e spettacoli teatrali, nelle scuole, dove spesso è ospite, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura e l’importanza della scrittura. Durante l’estate, lo scrittore gestisce “Il Vicolo, Vineria” nel centro storico di San Nicola Arcella, un punto di incontro dove riesce a fondere la sua passione per il cibo, per l’arte e la cultura.