Antonio Olivo è un artista cutrese, apprezzato musicista, autore e compositore. Ha pubblicato 16 album nel corso di 22 anni vissuti al nord. Gli album sono dedicati alla musica Metal e Rock.  Diversi i tour europei che lo hanno visto protagonista. Dopo una lunga e brillante carriera decide di rientrare nella sua Calabria, a Cutro. Un ritorno alle con il desiderio di riconnettersi alla sua terra, alla sua cultura.

Nasce Malutempu una formula vincente, un progetto musicale molto interessante. E viene pubblicato l’album Mala Tempora Currunt. Lo racconta lo stesso Antonio Olivo
«Il progetto nasce dall’esigenza di condividere la ricerca fatta negli ultimi 4 anni, che mi ha portato ad esplorare dalla musica greca antica, fino alla musica popolare passando attraverso la musica da film. Il fine di Mala Tempora Currunt è quello di rafforzare la nostra identità attraverso la musica, capace di parlare all’anima, senza necessariamente l’uso di parole».

Interessante anche il modo in cui Antonio Olivo racconta la Calabria, le sue bellezze ma anche le tante contraddizioni.
«A partire dai titoli dei brani (alcuni in dialetto, altri in greco) c’è la volontà di guidare l’ascoltatore attraverso questo meraviglioso viaggio. Un presente pieno di contraddizioni, ma che rievoca un passato glorioso e armonioso, che lascia intravedere una speranza per il futuro. Questo è ciò che ho provato a raccontare in musica, affidandomi alla suggestione armonica, a tratti malinconica, ispirata da questa terra».

La Calabria da punto di vista artistico vive un momento di grande vitalità. C’è una grande voglia di riscoprire le radici.
«Si, è così. Sono onorato di far parte di questa nuova ondata artistica mediterranea, si potrebbe addirittura, in futuro, parlare di New Wave of Mediterranean Music. Ho tanti colleghi, artisti di vario genere, che stanno iniziando ad emergere, senza bisogno di trovarsi a New York o a Seattle. È un interesse che via via va crescendo, forse stiamo prendendo sempre più consapevolezza della nostra identità».

Con Franco Eco approfondiamo la notizia della pubblicazione, pochi giorni fa, dell’album “Mala Tempora Currunt”. Un interessante progetto culturale e artistico.
«È un tentativo di rivalorizzare la tradizione orale calabrese all'interno di un contesto di world music, prendendo le distanze dalla retorica e dai luoghi comuni che spesso caratterizzano la Calabria. In questo disco, i cliché vengono abbandonati per rivelare il cuore della tradizione orale, ciò che io definisco "elementare", ovvero la ricerca dell'essenza orale. Questo, infatti, è un disco "elementare" perché, nella sua profondità culturale, riflette una certa ricerca che è quasi accademica, musicologica».

Con Eco parliamo anche della collaborazione con Antonio Olivo.
«Nasce dalla rassegna spin off “Paesaggi Sonori” del Festival della Colonna Sonora, che ho la fortuna di dirigere come direttore artistico, e da un concerto eseguito nell’area calanchiva presso Cutro, sito di grandissima importanza geologica. Ebbene questa musica nasce letteralmente tra i solchi del tempo incisi nei calanchi, tra quelle stratigrafie geologiche. Oggi potremmo dire che sia un disco “site specific”, con un forte legame siglato con un non-luogo; una eterotopia di Foucault, miniamo gli spazi con la musica per spezzare la sintassi dei luoghi comuni».

La nostra storia, la memoria, le contraddizioni del presente. Come le affrontate dal punto di vista musicale?
«Ho sempre pensato che il vero artista assorbe il contemporaneo per restituirlo sotto forma di Arte agli uomini del futuro. In qualche modo, quindi, l’opera d’arte è sempre collocata nel passato, nella memoria. Resterà sempre un’opera incompiuta se non vi sarà qualcuno in futuro a fruirne. Se la Gioconda non fosse contemplata da nessuno cesserebbe nella sua funzione per divenire semplicemente pittura mescolata su tela. Allora mi domando: che suono produrrebbe un albero che cade in un bosco se non c’è nessuno a sentirlo?».

Attraverso uno stile che oltrepassa le barriere culturali e linguistiche, grazie alla ricerca musicologica nonché alla visione condivisa dai calabresi Olivo ed Eco, viene costruito un ponte tra la memoria e il contemporaneo, che connette con l’anima conducendo verso suggestioni melodiche.