Tra gli anni Ottanta e Novanta, alla fine del liceo si preparavano le valigie ai ragazzi, appena diciottenni, pronti a riempire le facoltà di Roma, Bologna, Milano, Perugia, le più gettonate, considerate il meglio del meglio per ipotecare un futuro di successo.

In Calabria si restava solo per necessità. Sostenere economicamente un figlio, o due, fuori, contando le spese di affitto in stanze minuscole (da un bel po’ di quattrini al mese), le bollette, le spese alimentari (quando non arrivavano gli scatoloni da casa con salse e pasta) e le tasse universitarie, non era per tutti. Chi restava era un po’ quello sfortunato che guardava i compagni, lanciati verso la vita nelle grandi città, come fossero predestinati a occupare posti di comando prestigiosi.

Il vento è cambiato

Adesso le cose sono cambiate perché è cambiata la mentalità con cui si sceglie l’Università. Ora dire Università e Calabria nella stessa frase non è una deminutio, anzi. Questo grazie all’opera di continuo rinnovamento di atenei che l’avvenire non si limitano a scrutarlo col cannocchiale. Così è per l’Unical, nata Università della Calabria. Oggi al timone c’è il rettore Nicola Leone. L’anno scorso, le iscrizioni hanno segnato un aumento del 7% e quest'anno si attendono le stime dei nuovi iscritti alla neonata Medicina. Alcuni Dipartimenti, specie quelli scientifici, sono da anni quelli che si ama chiamare “fiori all’occhiello”. E a ragione.

Sono fiori nati da un terreno fertilizzato con sacrifici, scoperte e investimenti, come quelli sull’intelligenza artificiale, sull’acceleratore di start up, sui progressi in Fisica Ottica, sui contributi a grande sfide mondiali come la caccia alla materia oscura. Ci sono i numeri, quelli del ranking, che parlano di Unical come di una realtà che continua a espandersi, a migliorare, a sperimentare nuove strade.

Dal cosmo allo scudetto

Lo scorso anno, per la prima volta nella sua storia, l’Università della Calabria è entrata nel QS World University Rankings, la classifica universitaria globale più consultata al mondo che valuta la qualità delle università selezionando le migliori al mondo, circa mille nella classifica del 2020. L’Unical, si è saldata tra le top col 68% del ranking.

«Sono dispiaciuto quando sento di giovani calabresi che scelgono di andare altrove – dice il rettore Leone – perché l’Unical può offrire loro una formazione eccellente. La nostra è un’Università attenta ai bisogni di famiglie e studenti e offre un’esperienza unica, grazie al Campus e alla residenzialità. La qualità dei nostri corsi è riconosciuta al livello nazionale e internazionale. Non c’è ragione per cercare fuori ciò che si ha sotto casa».

E sono tantissimi gli studenti dell’Unical che, alla fine del loro percorso in ateneo, hanno trovato dei posti di lavoro prestigiosi. «Dei nostri ex studenti oggi lavorano ad Harvard o a Cupertino. Qualcuno ha anche contribuito allo scudetto guadagnato dall’Inter, grazie agli studi in data scientist sugli schemi di gioco».

Medicina, la facoltà della discordia

Questo è stato anche l’anno di una grande svolta per l’Unical, a settembre, dopo anni in cui la discussione ha acceso (anche troppo) gli animi tra Cosenza a Catanzaro, aprirà i battenti la facoltà di Medicina e Tecnologie digitali. I mugugni non sono mancati e non mancano, specie dalle parti del capoluogo di regione.

«Il nostro è un corso nuovo – spiega il rettore - profondamente diverso da un corso di medicina tradizionale: punta all’intelligenza artificiale, alla nuova medicina, alla medicina di precisione, alla telemedicina su cui la nostra Università ha raggiunto risultati di ricerca notevoli. Non è una sconfitta per nessuno, è una vittoria per tutta la Calabria. Offriremo ai giovani studenti calabresi la possibilità di seguire un corso all’avanguardia con dei posti aggiuntivi rispetto a quelli presenti all’Università Magna Graecia di Catanzaro».