VIDEO | Viene considerata un archivio vivente, capace di nutrire la memoria collettiva e trasmettere ai più giovani un sapere che rischia di andare perduto
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Giuseppina De Paola può essere considerata "l'ultima cantrice" della sua comunità per il suo ruolo di custode e divulgatrice delle tradizioni arbëreshë. La parola "cantrice" richiama l'antica figura della donna che trasmette la storia, la cultura e la memoria collettiva attraverso la parola, il canto e la narrazione orale. Pertanto Giuseppina ha da sempre contribuito a tramandare con dedizione e passione i famosi canti arbëreshë, divenendo un archivio vivente capace di collegare il passato al presente attraverso la sua voce e il l suo sapere.
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Nella cultura arbëreshe, come in molte altre culture tradizionali, la trasmissione orale ha avuto un ruolo fondamentale nella conservazione della lingua, delle usanze e della memoria storica. Le canzoni, i racconti e i poemi trasmessi oralmente sono stati per secoli il veicolo principale attraverso il quale la cultura arbëreshe è stata mantenuta viva, specialmente in un contesto di migrazione e insediamento in un nuovo territorio. Giuseppina ha saputo reinterpretare e rivitalizzare questo patrimonio, portando avanti una tradizione che rischia di scomparire.
È di Carfizzi, in provincia di Crotone, e utilizza la sua voce non solo per ricordare il passato, ma anche per dare nuova vita e significato a una cultura che continua ad evolversi. Con gli occhi pieni di lacrime di gioia e voce spezzata inizia a intonare alcuni canti, espressioni musicali che racchiudono secoli di storia, tradizioni e sentimenti della comunità arbëreshe. I testi dei canti parlano di amore, lotta, emigrazione e devozione religiosa, e sono accompagnati da melodie uniche. Ha scelto di intonare un canto tipico a sfondo sentimentale, spiegando con pazienza il significato dei testi, la corretta pronuncia della lingua arbëreshë e le melodie che accompagnano il canto. Una dedizione e un legame senza fine, che guarda ai giovani sì con preoccupazione ma anche con la speranza che le proprie radici culturali vengano riscoperte, valorizzate per dare voce a ciò che rischia di essere dimenticato.