Stefano Amato è una nuova stella che aumenta il suo bagliore nel panorama dell’editoria italiana ed è una stella arbëreshe. Cresciuto a Frascineto, come tanti giovani ha cercato la propria affermazione in giro per l’Italia fino ad approdare a Piacenza dove l’editore nazionale Neri Pozza si accorge della sua penna. Qui inizia una straordinaria storia che appartiene all’Arbëria: perché oltre a pubblicare, nella vita quotidiana Stefano Amato scopre di poter comunicare nella sua lingua madre con altri albanofoni che arrivano a Piacenza per motivi professionali più disparati. L’arbërisht non resta più solo lingua locale, ma diventa descrittore di identità.

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Nasce da questa forte consapevolezza delle proprie radici il romanzo “L’ultima candela di Krujë”, la storia appassionante di una giovane arbëreshe, Hënëza, che dall’Albania approda sulle coste della Calabria per ritrovare, dopo la morte di Skanderbeg, una nuova vita nella terra che diventerà la seconda Patria per il popolo d’Albania. Si tratta di un romanzo storico, dove l’avventura si alterna all’esplorazione dell’interiorità dei personaggi con una scrittura semplice e immediata, modernissima, in grado di restituire una visione finalmente contemporanea dell’Arbëria, pur raccontandone il suo passato.

Se c’è un problema che ha “offeso” a lungo il mondo albanofono in Calabria è proprio la visione “vecchia” e obsoleta che nelle scritture e nei prodotti audiovisivi ha circolato. Questo romanzo restituisce una vitalità fondamentale e reale del mondo arbëresh. Riferimenti storici puntuali, protagonisti affascinanti, dinamica e dialoghi accattivanti: tutto questo fa de “L’ultima candela di Krujë” un prodotto editoriale che avrà lunga strada e di Stefano Amato una penna felice di nuova generazione.