Dalle leggende metropolitane alle balle spaziali, passando per la storia, anzi, per le Alpi, che Annibale – secondo le cronache comuni – avrebbe attraversato in testa a un esercito di 20mila elefanti. Dalle astrobufale ai miti alimentati da una falsa informazione pseudo-scientifica e pseudo-storica, il passo è brevissimo. Basta una fonte attendibile (nel migliore dei casi) e l’effetto a catena diventa una valanga.

Luca Perri, astrofisico di origini calabresi, divulgatore, membro dell’Infn e dell’Inaf, seguitissimo sui social, contributor di programmi come SuperQuark+, Nautilus, Rai, la sua battaglia contro i falsi miti la conduce da tempo. Qualche anno fa un suo post su fb sulle onde gravitazionali, spiegate bene, ha avuto un successo clamoroso e inaspettato. Grazie a un’innata dote di comunicatore, Perri gira l’Italia parlando dal palco di scienza e prove, smontando notizie spacciate per clamorose, e rendendo la scienza seducente e alla portata di tutti.

Perri, Perché nelle bufale ci caschiamo ogni volta
«Il nostro cervello sembra fatto apposta per cadere in queste trappole. Il punto è che abbiamo dentro una serie di meccanismi cognitivi che usiamo come scorciatoie per prendere le decisioni. Meccanismi che si sono evoluti con l’essere umano negli ultimi 300mila anni».

Il problema è che certe fake news viaggiano spedite, se non alla velocità della luce, quasi.
«Possiamo autodifenderci solo conoscendo gli ingranaggi che sono alla loro base. Oggi grazie ai mezzi di comunicazione le bufale, che sono sempre esistite, si diffondono molto più velocemente di prima».

Ci faccia qualche esempio di fake clamorosa.
«La Grande Muraglia cinese è l’unica opera dell’uomo visibile dallo spazio».

Notizia riportata da fonti più che autorevoli della stampa.
«Questa bufala ha 250 anni, circola da prima che l’uomo andasse nello spazio. È una notizia assolutamente falsa, la Grande Muraglia non si vede dallo spazio, è lunga 8851 chilometri ma è larga sei metri e mezzo».

Come questa sala in cui ci troviamo ora.
«Che infatti non si vede dallo spazio».

Poi ci sono anche le storie leggendarie di imprese epiche.
«Quella di Annibale che, secondo alcuni libri di storia, attraversò le Alpi con 20mila elefanti, prova che 2000 anni fa c’era un clima migliore rispetto a oggi. La verità è che gli elefanti non erano 20mila ma 37, 36 sono morti durante la traversata e l’unico sopravvissuto poco dopo, quindi forse questo bel clima all’epoca non c’era».

Qualche anno fa un suo post sulle onde gravitazionali divenne virale. Un argomento che sembrava di nicchia ha avuto un riscontro incredibile. La gente ha fame di scienza e forse ha bisogno solo di qualcuno che gli spieghi dei concetti anche complessi in modo semplice.
«Spesso di pensa che la scienza sia una cosa settoriale, ma la scienza è soprattutto curiosità e quindi se una persona è ricettiva sarà incuriosita da un concetto fisico come lo è rispetto a un’opera d’arte o letteraria. È accaduto che gli scienziati si allontanassero dalla società civile, convinti di essere incompresi, in realtà il loro lavoro viene apprezzato ma solo se viene spiegato. Bisogna creare un dialogo con le persone e fargli capire non come fare il nostro lavoro ma perché è interessante e bello».

Scienza e cinema, un matrimonio d’amore.
«Se devo scegliere un esempio di film che incarna questo legame scelgo “Interstellar”. Tra gli sceneggiatori dell’opera di Nolan c’è Kip Thorne, premio Nobel per la Fisica nel 2017, che ha inserito nello script quella che chiamiamo scienza di confine. Ovviamente ci sono delle licenze poetiche ma al tempo stesso si affrontano temi scientificamente molto interessanti. Le persone quando guardano un film si chiedono: ha senso o è pura fantascienza? Fargli scoprire che dietro un effetto speciale c’è un ragionamento scientifico, li lascia a bocca aperta. Spiegare concetti difficili come la Relatività generale, che è molto presente in “Interstellar”, a partire da un’immagine che le persone hanno già, è più facile. Per me che faccio divulgazione i film sono un vantaggio perché posso fare riferimento a quelle scene e magari perfezionarle».

Qual è la scoperta scientifica che le piacerebbe vedere realizzata.
«Certo la materia oscura sarebbe un grande traguardo: è un quarto dell’Universo, la cerchiamo da decenni e ci dà prove indirette della sua esistenza ma ancora non ne sappiamo nulla. Poi c’è l’energia oscura che sta facendo espandere l’Universo e ne costituisce il 75% eppure, anche lì, non sappiamo cosa sia, quindi se non scopriranno cos’è la materia oscura mi accontenterei di una bella novità sull’energia oscura»