Tutto pronto sul prato di Pontida per l'inizio del Festival dell'Orgoglio migrante antirazzista, ribattezzato orgoglio "terrone". Una sfida lanciata dagli antagonisti direttamente in "casa" del leader della Lega, Matteo Salvini, sul sacro "pratone" delle celebrazioni leghiste.


Il sindaco del Carroccio, Luigi Carozzi, ha deciso la chiusura di diverse strade del centro in via precauzionale. Una misura ritenuta eccessiva da diversi suoi concittadini. «Questa manifestazione c'è stata anche l'anno scorso e non mi sembra che ci sia stato alcun problema di ordine pubblico», spiega Paolo, 70 enne residente di Pontida.


La popolazione non sembra essere in allarme per la manifestazione dell'orgoglio "terrone". A testimoniarlo Giuseppe, altro residente del paese in provincia di Bergamo: «Hanno le loro idee, condivisibili o meno, ma di cosa dovremmo essere preoccupati? Rispetto allo scorso anno in giro ci sono meno poliziotti».


La manifestazione, il cui inizio era previsto attorno alle 10.30, andrà avanti fino alle 23. In realtà il grosso degli arrivi è previsto dalle 12 in stazione, con treni e bus che porteranno a Pontida molti manifestanti. La prima edizione era stata organizzata lo scorso anno, soprattutto dai centri sociali napoletani, e ora si replica.
Anche quest'anno tra i testimonial c'è il calciatore Mario Balotelli, che ha autografato le magliette che verranno donate come premio a chi vince il torneo di calcio del festival. Sul palco andrà in scena un concerto che vedrà alternarsi diverse band.


Sulla pagina Facebook dell'iniziativa, gli organizzatori hanno spiegato le loro ragioni: «Spetta a noi, tutte e tutti insieme, tracciare nuove vie per sradicare immaginari di odio e razzismo, iniziando proprio dal luogo simbolo di Pontida come inizio per l'abbattimento dei feticci leghisti: abbatterli con la forza dell'orgoglio migrante, l'orgoglio che nasce dal desiderio di libertà di chi non conosce confini, dalla volontà di costruire il proprio futuro senza negare quello dell'altro, dalla dignità di ribellarsi ad ogni sopruso».