Lo sfondo è Londra. La cornice è un cinema: il The Garden Cinema. Il The Garden è un cinema indipendente aperto a marzo di quest'anno e si pone come obiettivo la valorizzazione del cinema come forma d'arte e potente mezzo di comunicazione. Il 18 luglio si è tenuto un evento che ha visto protagonista la Calabria.

L’iniziativa è stata organizzata da Marzia Castelli, un’italiana che da molti anni vive a Londra e collabora con il Garden Cinema. Il 18 luglio è stata proiettata una pellicola di un film di Jonas Carpignano: A Chiara. «Un film potente, ambientato a Gioia Tauro, che racconta con la suspense di un thriller la storia di un'adolescente calabrese che scopre improvvisamente di avere un padre latitante coinvolto in attività malavitose».

Il film, presentato in prima mondiale il 9 luglio 2021 nell'ambito della Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Canne. La pellicola ha avuto una serie di riconoscimenti: nel 2021 al Festival di Cannes, il Premio Europa Cinema Label; il 2022 al David di Donatello, migliore attrice protagonista a Swamy Rotolo e candidatura Miglior montaggio a Affonso Gonçalves; il 2022 al Premio Gopo, candidatura Miglior film europeo a Jonas Carpignano. La proiezione di questo film è in calendario per una settimana in questo cinema che si trova nel centro di Londra.

All’evento del Garden Cinema di Londra ha partecipato la professoressa Anna Sergi, calabrese, criminologa, sociologa, figlia di Pantaleone, giornalista originario di Limbadi, storico inviato della Repubblica di Eugenio Scalfari e Ezio Mauro. Anna Sergi proprio un anno fa ha presentato un libro scritto a quattro mani con il padre e con una interessante prefazione del prof. Enzo Ciconte, “La santa ndrangheta. Da violenta a contesa”.

La Sergi a Londra è un punto di riferimento per gli studiosi della criminologia internazionale. Già in altre pubblicazioni la professoressa Sergi aveva saputo spiegare ai suoi studenti e ai londinesi “il mito, il fascino negativo e le dimensioni reali del crimine calabrese”. La giovane sociologa calabrese ha alle spalle una carriera di tutto rispetto che ne fa una delle giovani intellettuali più brillanti dell’università di Essex nel Regno Unito. Anna Sergi oggi è vicedirettore del centro di criminologia nella stessa università. La sociologa, nel corso del suo intervento introduttivo alla serata del Garden Cinema di Londra, ha teso a sottolineare il compito difficile che gli era stato assegnato, non essendo un’esperta di cinema ma di Mafia.

«Questo è un film incentrato sulla figura di Chiara dove però è il contesto ciò che è veramente importante da capire. Un film personalmente per me inquietante - ha esordito - l’ho visto una mattina ed è rimasto con me l’intero giorno, stavo guidando un paio d’ore in Calabria dove mi trovavo, esattamente negli stessi luoghi dove questo film è stato girato, Gioia Tauro, dove poi mi sono recata lo stesso giorno. È un film imperfetto, volutamente incompleto, ed è proprio grazie alla sua imperfezione che risulta molto veritiero, reale. Essendo Calabrese –ha proseguito nella sua introduzione - ed essendo la mia famiglia stessa originaria di Gioia Tauro, mentre lo guardavo mi sembrava di sentire persone parlare intorno a me. È un film buio, intimo, appassionato ma che può suscitare un certo fastidio, un film che sa essere tenero ma anche toccante allo stesso tempo».

«Non posso dire che è un film bello - ha continuato la prof. Anna Sergi - Non posso dirlo in quanto bello significa qualcosa di positivo. Lo sarebbe se si trovasse comunque del bello in qualcosa di fastidioso, appena brutto, ma non è certo il caso di questo film. Volendo dare alcuni spunti per capire meglio questo film, quando si parla di Ndragheta, la mafia calabrese, potente organizzazione criminale che controlla una grande parte del traffico di stupefacenti tra le tante attività criminali, basata sull’idea del controllo territoriale basato sulla violenza, un controllo che, in alcune aree della Calabria, è totalitario, e che porta anche a una normalizzazione e accettazione da parte della popolazione. Che è poi uno degli aspetti peggiori».

«Esiste un forte collegamento in questo film che trovo particolarmente importante. -Ha continuato la criminologa calabrese- Ovvero il fatto che la Calabria è una terra di feroce bellezza, ma nel film si vedono anche aspetti di degrado del territorio, con posti meno belli, brutti. Quasi a ricercare un collegamento estetico con la mafia, che non può essere associata alla bellezza, ma bensì a tutto ciò che è il contrario di bellezza. Importante anche la relazione instaurata tra Chiara e la sua famiglia, tra Chiara e lo Stato, Chiara e gli uomini della sua generazione».

«Questo film è stato diverso per me, - ha concluso la vicedirettore del centro di criminologia dell’università di Essex - di solito tendo a non guardare film sulla mafia in quanto tendo inevitabilmente a trovare ed elencare errori, ma questo è certamente diverso. Diverso perché aiuta a realizzare quello che molti di noi abbiamo continuato a dire per molti anni, a partire da quando lo stesso Giovanni Falcone iniziò ad abbandonare la semplice retorica di Mafia come potenza globale, non tanto perché la Mafia non lo sia naturalmente, ma perché prima di essere una potenza globale sono un’organizzazione fatta di persone che assomigliano a noi in un modo quasi indistinguibile. Quindi a meno di non capire a fondo le sottigliezze e le sfumature è a volte quasi impossibile capire di cosa si sta parlando. E questo film fa vedere esattamente questo aspetto».

Alla serata hanno partecipato anche alcuni studenti della professoressa Sergi. La criminologa ha tenuto prima della proiezione una introduzione e poi un intervento conclusivo.